E’ trascorso poco più di un mese da quando, il 4 Gennaio del 2015, si è spento a Roma a causa di un infarto il cantautore e chitarrista italiano Pino Daniele. L’artista ha avuto un infarto mentre si trovava presso la sua casa di Orbetello in Toscana e dopo il malore è stato accompagnato in ospedale, al Sant’Eugenio di Roma, dalla compagna Amanda, ospedale in cui è arrivato in gravi condizioni e dove è deceduto poco dopo.
Dopo la sua morte, per la quale la procura di Roma ha aperto un inchiesta, si è discusso sul tempo del viaggio impiegato dalla casa dell’artista all’ospedale, tempo che poteva essere utile per la sua salvezza.
A tal proposito, Vittorio Fineschi, il medico legale nominato dalla Procura di Roma che insieme ad altri specialisti sta effettuando esami autoptici, ha dichiarato “Dire che Pino Daniele si poteva salvare è un’affermazione assolutamente infondata e prematura. I primi risultati sulle analisi che stiamo svolgendo si avranno non prima di un mese.Da circa una settimana abbiamo avviato una serie di esami specifici analizzando i prelievi e in particolare sul cuore del cantante. Dire che si sarebbe potuto salvare è un’affermazione che non si basa assolutamente su dati scientifici e medici. Al momento stiamo ancora verificando le condizioni che hanno portato alla morte dell’artista”.