Gli antibiotici, o antimicrobici, sono medicinali in grado di uccidere o impedire la proliferazione dei batteri in modo da curare le infezioni che colpiscono l’uomo, gli animali e talvolta anche le piante.
Non esiste un antibiotico efficace contro tutti i tipi di batteri, ma esistono oltre 15 categorie diverse di antibiotici che si distinguono per struttura chimica e azione battericida.
Se il loro uso è stato fondamentale per salvare milioni di vite negli ultimi decenni, l’uso eccessivo e non appropriato degli antibiotici è strettamente associato all’antimicrobico-resistenza, come evidenziato in numerose pubblicazioni scientifiche, e l’Italia è al quinto posto in Europa per il loro utilizzo.
Si dice che un batterio presenta resistenza agli antibiotici o che è antibiotico-resistente quando gli antibiotici specifici atti a contrastarlo non riescono più ad ucciderlo o ad impedirne la proliferazione. Vi sono batteri naturalmente resistenti a determinati antibiotici; in questo caso si parla di “resistenza intrinseca”.
I batteri resistenti sopravvivono anche dopo la somministrazione dell’antibiotico e continuano a proliferare, allungando il decorso della malattia o portando addirittura alla morte del paziente.
Purtroppo, lo sviluppo di resistenza verso gli antibiotici in commercio non è compensato dallo sviluppo di nuovi farmaci, almeno fino ad ora.
Proprio per ovviare a questo problema, molto presto una nuova generazione di antibiotici potrebbe arrivare da molecole naturalmente presenti nell’organismo umano, come un enzima che aiuta a digerire.
Queste sostanze sono infatti in grado di uccidere batteri come Salmonella ed Escherichia coli e potrebbero essere modificate per combattere i superbatteri resistenti ai farmaci.
A dirlo una ricerca pubblicata sulla rivista ACS Synthetic Biology e coordinata da Alberto Di Donato ed Eugenio Notomista dell’università Federico II di Napoli e da Cesar de la Fuente-Nunez, del Massachusetts Institute of Technology (Mit). Per l’Italia vi partecipano anche Istituto di Ricerca e Diagnostica Nucleare Irccs Sdn a Napoli e università Luigi Vanvitelli di Caserta.
“Molti antibiotici tradizionali risultano ormai inefficaci perché i batteri hanno capito come sopravvivere nonostante l’azione di queste sostanze, quindi l’obiettivo è di usare nuove categorie di molecole che sconfiggano i batteri”, afferma Alberto Di Donato, coordinatore della ricerca insieme a Eugenio Notomista, dell’università Federico II di Napoli.
Ed è per questo che, grazie a un nuovo studio realizzato dai ricercatori del MIT dell’ateneo partenopeo, si può parlare di ‘antibiotici del futuro’.
Per adesso i ricercatori hanno già messo a punto un software che permette di guardare la struttura delle proteine e vedere se abbiano gruppi chimici in grado di neutralizzare i batteri. Il software ha identificato circa 800 di queste proteine ed è stato visto che una di esse, presente nello stomaco, è in grado di uccidere almeno tre tipi di batteri, come la Salmonella, E. coli e la Pseudomonas aeruginosa, che può infettare i polmoni.
«Partiremo dai frammenti delle proteine che hanno attività battericida – ha spiegato il biochimico – e li cambieremo chimicamente per ottenere forme più efficaci contro i batteri». È un procedimento, ha detto, che si fa comunemente con i farmaci: «anche dopo la scoperta della penicillina, per esempio, la chimica ha prodotto modelli di quella molecola un po’ diversi dall’originale»

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