A onor del vero, molti di noi, soprattutto quelli non più giovanissimi, non ne avranno neppure mai sentito parlare, ma tra i giovani sta impazzando una nuova moda che è a dir poco pericolosa.
Con il termine Chemsex ci si riferisce ad attività sessuali in cui uomini gay o bisessuali utilizzano farmaci e droghe per facilitare il sesso con altri. In una capitale europea come Londra il fenomeno viene chiamato anche “party and play”, si protrae per notti intere, ed è talmente diffuso da aver portato due documentaristi inglesi a girare un film, Chemsex, interamente ambientato negli ambienti gay londinesi dove questa pratica è comune.
Se è vero che la commistione tra sesso e droga non è certo un’invenzione recente, il chemsex, presenta delle caratteristiche che ne sottolineano la peculiarità rispetto ad altre pratiche. La principale differenza, spiega la rivista Guardian, consiste in una specifica combinazione di droghe che ha come primo scopo quello di estendere la durata del rapporto sessuale per un periodo di tempo incredibilmente lungo.
Sono tre le sostanze stupefacenti solitamente utilizzate dai chemsexers: i cristalli di metanfetamina e il mefedrone hanno un effetto stimolante, aumentano la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e inducono uno stato di euforia e accresciuta eccitazione sessuale, mentre il GHB (così come il GBL) esercita un potente effetto disinibente sulla psiche, oltre a un lieve effetto anestetico.
I festini a base di chemsex si svolgono soprattutto in casa, ma non sono esclusi anche club privati con dark room e persino saune, frequentati soprattutto da gente appartenenti a classi sociali medio-alte, in grado di pagare e fornire ingenti quantità di sostanze psicotrope che si consumano. Il passaparola funziona soprattutto grazie al web, tramite app per incontri come Tinder, Grindr, Hornet, o anche sms, usando acronimi e formule in codice per ‘identificarsi.
Ma, naturalmente, c’è un pesantissimo rovescio della medaglia: a parte i loro effetti collaterali su corpo e psiche – innalzamento della temperatura corporea, aumento del senso di sete, tachicardia, alterazione della coscienza e dell’attenzione –, l’abbattimento dei freni inibitori causato dal chemsex porta a un maggior rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, soprattutto Aids.
Anche in Italia il fenomeno sta passando sotto il vaglio della comunità scientifica, ma soprattutto sta mietendo le prime vittime.
A Milano, ad esempio, un uomo ha rischiato di perdere la vita proprio nelle scorse ore: in via Torriani, in un circolo privato già balzato agli onori della cronaca, un 39 enne si è abbandonato agli eccessi e ha rischiato veramente grosso.
Lo hanno trovato seminudo, vestito solo di calzini in cui aveva infilato un po’ di preservativi e una boccetta pieno di liquido bianco, probabilmente la droga del sesso: il popper. Il popper è un composto di nitrati che provoca un breve e intenso aumento del battito cardiaco, a cui segue un brusco calo. Il risultato, insieme all’euforia, è la vasodilatazione nonché il rilassamento dei muscoli. Per questo è utilizzato in particolare per favorire la dilatazione dello sfintere anale.
Il 39enne si è sentito male intorno alle 4 nella notte tra martedì e mercoledì. L’uomo si trova attualmente in gravi condizioni e i medici hanno disposto la prognosi riservata.
Si pensa che a causare il malore sia stato proprio il consumo di sostanze stupefacenti, oltre ovviamente al modo di portare all’estremo il fisico in questo festino che probabilmente andava avanti da diverso tempo. Al momento non ci sono per motivi di privacy chiare indicazioni legate alle generalità dell’uomo oltre alla presenza eventuale al chem-sex di altre persone.