Quanto è cambiato il mondo dei videogiochi dall’avvento di Internet? Senza nemmeno rendercene conto, i giochi virtuali sono diventati molto più accessibili rispetto al passato. Un tempo era necessario dotarsi di un’apposita console con tanto di singole cartucce per vivere l’esperienza videoludica e poco è cambiato quando al posto delle cassette sono comparsi i cd. Oggi, però, molti titoli sono disponibili direttamente in formato digitale, il che significa che non è nemmeno necessario recarsi in negozio per acquistare una copia del proprio gioco preferito. Bastano pochi click per acquistare online il videogame appena uscito, che viene salvato eventualmente sulle memorie interne delle console più moderne. Un grande passo avanti rispetto agli anni ’80 in cui vengono individuati gli albori del videogame. Difficilmente si sarebbe potuto pensare di andare oltre.
Oggi è possibile giocare senza la materia prima, ossia il gioco. Certo, sugli store è possibile trovare giochi di ogni tipo, dalle conversioni dei titoli più celebri alle produzioni amatoriali, passando per giochi da casinò come la slot machine chiamata Wanted Outlaws o il poker. Il concetto che vuole stravolgere il settore videoludico, però, si basa su fondamenta ancora più innovative. Anche se il supporto fisico non è di fatto nella disponibilità del consumatore e non si dispone della versione digitale di un titolo, esiste una soluzione legittima per giocarvi senza troppi impegni. Si tratta del cloud gaming, una sorta di servizio che trasmette in streaming i giochi rendendoli interattivi. In pratica, non occorrono particolari periferiche hardware. Il software viene avviato da un computer a distanza, al quale l’utente si collega con l’ausilio della banda larga veloce. In sostanza, quindi, il gioco non viene elaborato e processato sul proprio dispositivo, ma su una fonte esterna. Ciò che appare al giocatore è solo il risultato finale del cloud gaming, che fa sì che anche chi non possiede macchinari o console all’ultimo grido possa rimanere al passo delle uscite videoludiche e sperimentare più comodamente i titoli appena pubblicati prima di procedere all’acquisto vero e proprio.

Per certi versi, il cloud gaming può essere visto come una sala giochi online. Con questo meccanismo è possibile approcciare anche a giochi che magari non sarebbero stati nemmeno compatibili col computer che si è soliti adoperare. In genere, i servizi di cloud gaming vivono di abbonamenti mensili ed è consentito affittare server che variano in potenza e caratteristiche tecniche, esattamente come se si stesse utilizzando dalla propria postazione il dispositivo di un’altra persona. Ciò di cui si deve preoccupare l’utente risiede nelle componenti esterne al gioco, come monitor e controller, per non parlare della connessione alla rete.
L’idea del cloud gaming era nata già a inizio millennio, quando la G-cluster Global Corporation ne parlò nel corso dell’E3. Il progetto incontro diverse difficoltà a causa dell’inadeguatezza delle connessioni del tempo, ma nel 2010 vide la luce OnLive, un sistema di distribuzione di videogiochi su richiesta, che 5 anni dopo fu acquistato dalla Sony. Fu solo l’inizio della fase calda dell’esperimento: nel 2012 era già possibile provare le demo di giochi non ancora usciti attraverso il clou.
Nel 2018, invece, l’Electronic Arts fu la prima a realizzare una piattaforma unificata da remoto, capace di eseguire videogame addirittura in alta definizione. Google non tardò a seguire l’esempio e così negli ultimi tempi gli appassionati di informatica hanno avuto il piacere di scoprire le caratteristiche di Google Stadia. Il cloud gaming è diventato realtà, eppure sembra ancora in uno stato embrionale. In vista del 5G, il mondo dei videogiochi è destinato a spalancare le porte di una nuova era rivoluzionaria.

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