La questione più che giudiziaria è di ordine etico e morale, ma in questioni cosi delicate serve un giudizio al di sopra delle parti per cercare di trovare il bandolo della matassa.
A inizio agosto sono nati i gemelli purtroppo più tristemente famosi degli ultimi mesi: due bimbi frutti dello scambio di embrioni avvenuto all’ospedale Pertini di Roma, per cui a una donna erano stati impiantati embrioni fecondati da un’altra coppia, in cura presso lo stesso ospedale.
Partoriti con il cesareo all’ospedale de L’Aquila il 3 agosto, in anticipo rispetto alla data prevista, in gran segreto e lontano dal clamore, i bimbi per il giudice chiamato a decidere resteranno con la madre che li ha portati in grembo per nove mesi, ma che non è la madre biologica.
Un caso senza precedenti in Italia, che si è risolto ritenendo valido il nostro ordinamento in base al quale è mamma chi partorisce in virtù di un principio di stabilità della famiglia e stabilendo che «allo stato i resistenti (papà e mamma biologici, ndr) sono i genitori legittimi dei nati».

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Evviva l’ipocrisia italica che piega la realtà scientifica (ovvero, che i veri genitori siano quelli che hanno fornito i propri gameti) al comodo della politica. Ad ogni modo, immagino che la “coppia gestante” difficilmente avrebbe voluto quei gemellini se fossero stati di razza negroide.