Immediatamente, in aula, alla lettura della sentenza, si è alzato l’urlo di dolore della madre, ma nelle ore successive l’indignazione e la rabbia si sono espanse a macchia d’olio: non si può assolutamente condannare chi ha ucciso un giovane di 21 anni a soli 5 anni di reclusione.
Eppure questo è quanto accaduto con la sentenza d’appello nell’ambito dell’omicidio di Marco Vannini: a quanto pare il giovane non fu vittima di un omicidio volontario, bensì di un omicidio colposo e per questo la corte d’Assise di Appello di Roma ha condannato a 5 anni di reclusione (rispetto ai 14 anni decisi in Assise) il militare di carriera Antonio Ciontoli, che avrebbe materialmente sparato, e confermato i 3 anni, inflitti in primo grado sempre per ipotesi colposa, a carico della moglie Maria Pezzillo e dei figli Martina, fidanzata di Marco Vannini, e Federico.
“Chi protegge questi personaggi? Mio figlio è stato lasciato agonizzante e poteva salvarsi se fosse stato soccorso in tempo“, urla in aula Marina, la madre di Marco, che è trascinata fuori con la forza.
“Non può valere 5 anni la vita di mio figlio. Dove sta la legge? Lui era nel fiore degli anni. Aveva il futuro davanti…“, urla ai giudici. “Non posso più farcela, mi hanno rovinato la vita questi delinquenti zozzi maledetti“.
Una sentenza inattesa, che ha sconvolto tutti: parenti, amici, gente comune che sui social ha espresso la vicinanza alla famiglia e tutta la propria indignazione.
“Uno Stato che consente di uccidere un suo ragazzo senza che di fatto i suoi assassini vengano puniti non è uno Stato di diritto ma è uno Stato in cui la giustizia oramai è morta e le Istituzioni non sono più un riferimento credibile per i cittadini. Da sindaco mi sento di dire che oggi provo un senso di vergogna nell’indossare la fascia tricolore in rappresentanza di uno Stato che non tutela i cittadini e che lascia impuniti gli assassini di Marco. Metterò le bandiere della nostra città a lutto e invito i sindaci di tutta Italia a farlo in rispetto di Marco Vannini e dei tantissimi che come lui hanno perso la vita senza che lo Stato italiano gli riconoscesse giustizia“, il commento amareggiato del sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci.

Giornalista digitale appassionata di innovazione, scienza e cultura streaming. Laureata in comunicazione scientifica, scrive articoli chiari e approfonditi su tecnologie emergenti, servizi digitali e curiosità dal mondo della ricerca. Con uno stile diretto e accessibile, cerco di rendere comprensibili anche i temi più complessi, unendo precisione giornalistica e passione per il futuro. Su questo sito esplora ogni giorno il punto d’incontro tra scienza, tecnologia e intrattenimento.