La progressione della malattia del morbo di Parkinson, potrebbe essere rallentata da un nuovo farmaco sperimentale.
I ricercatori hanno sviluppato un trattamento in grado di rallentare la progressione della malattia di Parkinson nei topi.
E’ una delle più diffuse malattie neurodegenerative, dopo il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson colpisce più di 100.000 persone, secondo i dati Inserm.
Questa malattia progressiva è caratterizzata dalla distruzione dei neuroni dopaminergici nella substantia nigra del cervello e provoca l’incapacità di camminare e la perdita di autonomia nei pazienti.
I trattamenti attuali controllano i sintomi motori associati alla malattia, ma non hanno alcun effetto sulla progressione della degenerazione.

Ricercatori americani hanno scoperto un farmaco in grado di inibire una proteina che ha un ruolo nell’evoluzione della malattia e quindi rallentarne la progressione.
I risultati del loro studio verranno pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
In dettaglio, le analisi post mortem dei pazienti hanno mostrato livelli elevati della proteina Bach1. Lo stesso fenomeno è stato osservato in modelli preclinici della malattia, proa che questa proteina è deregolata nel morbo di Parkinson.
Eliminandolo, gli scienziati sono riusciti a proteggere i neuroni produttori di dopamina controllati dalla proteina Nrf2.
Meglio ancora, i ricercatori della Medical University of South Carolina in collaborazione con la società vTv Therapeutics hanno sviluppato un farmaco chiamato HPPE in grado di inibire Bach1 e attivare Nrf2 in vitro.
Le analisi sui topi hanno dimostrato che l’HPPE protegge i neuroni attivando i geni antiossidanti e disattivando i geni pro-infiammatori, anche dopo la comparsa dei primi sintomi della malattia.
Sebbene gli attivatori di Nrf2 esistano già oggi, i ricercatori ritengono che l’HPPE sia più efficace e causi meno effetti collaterali. Sono necessarie ulteriori ricerche per studiarne l’impatto a lungo termine.

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