In Olanda le elezioni 2017 sono appannaggio dei Liberali di Mark Rutte.
Il pericolo maggiore era che accadesse quello che è successo in America: pur non dichiarandolo, forse per vergogna, alla fine tanti hanno votato per il neopresidente Donald Trump, nonostante le sue posizioni protezioniste e razziste.
Stavolta non è successo così in Olanda, la democratica Olanda. E il resto d’Europa può stare leggermente più tranquillo, perché questo è stato un freno non indifferente all’ondata di populismo che la sta pervadendo.
Ma attenzione, leggermente più tranquilla. Non troppo. Vedremo che succederà, ad esempio, anche alle prossime elezioni in Germania, queste sì determinanti anche in campo europeo.
In ogni caso l’Olanda ha retto. Il partito Liberal di Mark Rutte si attesta intorno al 21%; i Populisti del Pvv sono al 13%; i Democristiani del Cda al 12,4%; i Liberali progressisti del D66 sono intorno al 12%; i Verdi vanno molto bene, perché sono cresciuti dal 2 al 9%; il partito antirazzista Denk, ottiene il 2,1% e tre seggi; crollano i Laburisti del PvdA che passano da 38 a 9 seggi.
Truce il commento del governo turco, col quale l’Olanda ha da mesi il ben noto contenzioso: “Non c’è differenza fra i Socialdemocratici e il fascista Widers”.
Pronunciata dalla terra della “democrazia” e della “libertà”, questa affermazione non sembra per niente credibile.

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