La morte nello spazio è un argomento che, sebbene raro, ha suscitato molte discussioni e preparativi. Finora, la perdita di vite umane durante le missioni spaziali è stata relativamente bassa, ma con l’aumento delle missioni spaziali, incluso il ritorno programmato sulla Luna nel 2025 e i piani per le missioni su Marte nel prossimo decennio, la possibilità che qualcuno possa morire nello spazio diventa più concreta.

Se una morte dovesse verificarsi durante una missione in orbita bassa intorno alla Terra, come sulla Stazione Spaziale Internazionale, il corpo potrebbe essere riportato a Terra in poche ore all’interno di una capsula. Questo è possibile a causa della vicinanza alla Terra. Per le missioni sulla Luna, il ritorno del corpo sarebbe fattibile in pochi giorni. In questi casi, la conservazione del corpo non sarebbe una preoccupazione principale, poiché la priorità sarebbe garantire il ritorno sicuro dell’equipaggio rimanente sulla Terra.
Il caso diventa più complicato per le missioni su Marte. In una tale missione, dove il viaggio di andata e ritorno può durare anni, non sarebbe pratico tornare indietro immediatamente. Il corpo del defunto verrebbe probabilmente preservato in una camera separata o in un sacco specializzato, e il rientro avverrebbe alla fine della missione. Le condizioni costanti di temperatura e umidità all’interno della navicella spaziale aiuterebbero teoricamente a preservare il corpo.
Un aspetto importante è che queste procedure si applicano solo se la morte avviene in un ambiente pressurizzato come una stazione spaziale o una navicella spaziale. Se un astronauta dovesse morire nello spazio aperto, senza la protezione di una tuta spaziale, la morte sarebbe quasi istantanea a causa della perdita di pressione e dell’esposizione al vuoto dello spazio, rendendo impossibile respirare e causando l’ebollizione del sangue e di altri fluidi corporei.
Ci sono state anche discussioni su cosa fare con i corpi in caso di morte improvvisa. La mancanza di un protocollo specifico per la morte improvvisa sulla ISS significa che il comandante della stazione deciderebbe come gestire il corpo. Chris Hadfield, un astronauta, ha discusso in un suo libro le “simulazioni di contingenza” durante le quali si analizzano vari scenari, inclusa la gestione di un corpo nello spazio.
Un’idea interessante per la gestione della morte nello spazio è stata proposta dalla NASA in collaborazione con l’azienda di eco-sepolture svedese Promessa. Hanno elaborato un sistema chiamato “The Body Back”, che utilizzerebbe una tecnica di promessione per essiccare il corpo, trasformandolo in una sorta di polvere invece delle ceneri tradizionali della cremazione. Tuttavia, questo sistema non è ancora stato testato.
In sintesi, la morte nello spazio presenta sfide uniche sia dal punto di vista logistico che etico, e le agenzie spaziali stanno lavorando a protocolli per gestire questi eventi in modo sicuro ed efficiente.