In Francia indagato il candidato alle presidenziali Francois Fillon.
Se lo aspettava da un momento all’altro e ce lo aspettavamo da un momento all’altro anche noi. Il candidato del centrodestra Fillon è indagato per la ben nota questione degli stipendi a moglie e figli.
Se le cose stanno come la magistratura suppone, Francois non se la passa tanto bene quanto a moralità.
E la questione del complotto chissà quante volte l’abbiamo sentita anche qui in Italia. Fatto sta che avvalersi del proprio potere per procurare lavoro sia alla moglie sia ai figli, è già un fatto biasimevole.
Ma addirittura pagarli senza che lavorino, ci sembra un po’ troppo. Con tutta la buona volontà, non sarebbe facile nemmeno per un supernavigato politico italiano.
Ma in Francia c’è la presunzione di innocenza, contrariamente all’Italia, Paese in cui è sempre più in voga la presunzione di colpevolezza, specialmente per i giornali e gli altri media.
E allora il candidato Francois ha deciso di tenere duro, e non mollerà la sua battaglia per l’Eliseo. Il problema, però, è un altro.
In questi casi, innocenza o colpevolezza a parte, è opportuno che una candidatura così discussa metta a repentaglio un’intera formazione politica?

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