Nonostante la riforma dei giochi voluta dal Governo centrale con la collaborazione delle Regioni, il gioco d’azzardo in Italia continua ad andare a gonfie vele. Le autorità hanno avviato un taglio netto al numero di macchinette e slot, oltre ad una riduzione delle sale da gioco, che raggiungerà il suo culmine ad aprile di questa’anno, ma l’industria del gioco continua ad essere molto florida. Lo confermano i dati relativi all’anno 2017 basati sui dati forniti dal ministero delle Finanze nella prima metà dell’anno e pubblicati dalla redazione di SlotsGratisOnline.it, secondo cui la spesa complessiva degli italiani per i giochi è stata di 18,944 miliardi al netto delle vincite e del gioco illegale. Un dato in linea su per giù con quello dell’anno precedente, a conferma che nonostante la crisi e le indubbie difficoltà, gli italiani non abbiano intenzione di rinunciare alla ricerca del guadagno facile.
Anzi, forse proprio le difficoltà hanno aumentato il tasso di “disperazione” che spinge tanti ad investire quel poco che si ha nella speranza di ottenere quella vincita in grado di far svoltare un’intera esistenza. Sulla base dei dati forniti dal ministero delle Finanze nella prima metà del 2017, sono state fatte le proiezioni anche per i seguenti sei mesi e tra slot machine, videolottery, bingo, ippica, scommesse, lotto, poker e casinò in totale gli italiani hanno speso qualcosa come 19 miliardi. Il dato, però, non tiene conto delle vincite rigiocate, perché altrimenti la spesa salirebbe ad una vertiginosa cifra che si avvicina ai 100 miliardi di euro.
La spesa pro capite per i giochi in Italia
In media, ciascun cittadino italiano maggiorente (circa 50 milioni di individui) ha speso 374 euro nell’arco di 12 mesi, più di un euro al giorno. Il totale è in linea con i dati del 2016, ma va analizzato meglio: si tratta infatti del consolidamento di una tendenza, considerato che tra il 2009 e il 2015 la spesa si fermava intorno ai 17 miliardi. Insomma, la questione merita di essere approfondita dal punto di vista culturale, poiché se nemmeno divieti e riduzioni delle offerte di gioco bastano ad impedire la diffusione capillare del gioco d’azzardo, vuol dire che il deterrente non è quello giusto. Le casse dell’erario, intanto, sorridono, perché nel 2017 sono entrati qualcosa come 10 miliardi di euro proprio dall’industria del gioco, con un calo dell’1,9% rispetto ai 12 mesi precedenti, ma è pur sempre un dato in attivo due miliardi in più rispetto agli anni precedenti al 2016.
Il distanziometro non basta
Tra i provvedimenti più concreti che le autorità hanno preso di recente, c’è stato il cosiddetto “distanziometro”, recepito dalle leggi regionali e che impedisce l’installazione di macchinette e slot nelle vicinanze di luoghi sensibili come chiese, scuole, ospedali etc. , ma a quanto pare non basta. Se, da un lato, sono scese le giocate alle slot machine del 5%, sono aumentate quelle sportive del 22,4%, anche per via delle piattaforme di gioco online, verso le quali si orienta un numero sempre maggiore di utenza, poiché rappresenta una modalità di gioco che garantisce una maggiore privacy oltre ad un’offerta più ampia e continuativa per 24 ore al giorno ed ovunque ci si trovi.