L’era dei classici risultati di ricerca sta per subire una trasformazione radicale. Con l’introduzione della Modalità AI, Google si prepara a ridefinire il concetto stesso di “cercare online”, spostandosi da un sistema di informazioni statiche a un’esperienza interattiva, personalizzata e guidata dall’intelligenza artificiale generativa (GenAI).
Secondo Lieven De Marez, professore di Nuove Tecnologie della Comunicazione presso l’Università di Gand e ricercatore senior presso imec, Google sta lanciando uno strumento che supera i limiti dei modelli come ChatGPT, offrendo agli utenti un vero e proprio assistente digitale esperto, capace di interagire, ragionare e scomporre problemi complessi.

Dalla Panoramica AI alla Modalità AI: un nuovo paradigma
Nel 2023 Google aveva introdotto “AI Overview”, una funzione pensata per offrire risposte riassuntive in cima alla pagina dei risultati solo per query particolarmente complesse. Oggi, con la Modalità AI, si va ben oltre: l’utente non riceve solo una risposta, ma viene accompagnato in un processo di scoperta, attraverso dialoghi, approfondimenti e persino riconoscimento visivo.
“Con la modalità AI non stai semplicemente leggendo una risposta: stai parlando con un esperto virtuale su qualsiasi argomento immaginabile,” spiega De Marez in un’intervista a De Wereld Vandaag (Radio 1, Belgio).
Ad esempio, sarà possibile mostrare una foto all’assistente AI e chiedere: “Cos’è questo?” o “Come si usa?”. Una svolta importante nell’interazione multimodale, dove il testo lascia spazio a input visivi e contestuali.
Un cambiamento epocale nella storia della tecnologia
Per De Marez, siamo di fronte alla “quarta ondata della trasformazione digitale”:
- L’avvento di Internet
- L’era dei social media
- L’esplosione degli smartphone
- Ora, l’ascesa dell’intelligenza artificiale
E Google, con questo annuncio, si pone in diretta competizione con ChatGPT, Microsoft Copilot e soluzioni emergenti come Mistral AI, startup francese che ambisce a offrire un’alternativa europea ai colossi americani.
I rischi del pensiero delegato: l’alfabetizzazione digitale è cruciale
Se da un lato l’AI ci promette risposte più rapide, complete e su misura, dall’altro emerge il rischio di dipendenza cognitiva. De Marez lancia un monito: “Ogni volta che deleghiamo un’attività mentale, perdiamo un pezzo della nostra autonomia cognitiva.”
Il professore sottolinea come già l’introduzione del GPS abbia reso meno necessario memorizzare strade, mentre i social media hanno trasformato la regolazione emotiva. Con l’AI, il pericolo è cedere anche la capacità di pensiero critico.
“Dobbiamo insegnare alle nuove generazioni come interrogare un’AI e valutare la qualità delle risposte. Questo è il cuore della nuova alfabetizzazione digitale.”
Prompt engineering: la competenza chiave del futuro
Una delle skill fondamentali per usare responsabilmente strumenti AI è la cosiddetta prompt engineering, ovvero la capacità di porre domande efficaci. Secondo De Marez, solo 1 scuola o azienda su 4 in Europa offre formazione in questo ambito, nonostante sia già considerata una delle competenze digitali più richieste nei prossimi 5 anni (fonte: WEF Future of Jobs Report 2023).
“Non si tratta solo di sapere usare l’AI, ma di farlo in modo intelligente, critico e consapevole.”
Conclusione: Google alza l’asticella, ma la responsabilità resta nostra
La nuova Modalità AI di Google rappresenta un’evoluzione tecnologica senza precedenti: interattiva, personalizzata e multimodale. Ma l’entusiasmo deve andare di pari passo con l’educazione. Come afferma De Marez, la conoscenza tecnologica senza pensiero critico può diventare una forma di dipendenza intellettuale.
La trasformazione è già in corso. Il futuro della ricerca non sarà più una lista di link, ma una conversazione intelligente con il web stesso. Sta a noi decidere come e perché usarla.

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