I primi sintomi dell’Alzheimer, a cosa stare attenti

I primi sintomi di Alzheimer a cosa stare attenti

La malattia dell’Alzheimer è un processo degenerativo che pregiudica progressivamente le cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l’individuo che ne è affetto incapace di una vita normale e provocandone alla fine la morte.

La malattia è caratterizzata dall’accumulo di una proteina anomala chiamata beta-amiloide e dallo sviluppo di intrecci neurofibrillari nella corteccia cerebrale e nella sostanza grigia sottocorticale. Queste alterazioni provocano una perdita delle connessioni tra i neuroni e la loro morte cellulare.

La malattia di Alzheimer causa un progressivo deterioramento cognitivo, con difficoltà di memoria, linguaggio, ragionamento e orientamento. Sono frequenti anche disturbi comportamentali, come agitazione, vagabondaggio, idee di persecuzione e depressione.

I primi sintomi di Alzheimer a cosa stare attenti
I primi sintomi dell’Alzheimer a cosa stare attenti (Foto@Pixabay)

I primi sintomi dell’Alzheimer

I primi sintomi dell’Alzheimer possono variare da persona a persona, ma in generale includono:

  • Piccoli problemi di memoria a breve termine;
  • Difficoltà di linguaggio, calcolo e ragionamento;
  • Cambiamenti di personalità e umore;
  • Apatia e isolamento sociale;
  • Mancanza di giudizio e motivazione.

Trattamenti per l’Alzheimer

I trattamenti per l’Alzheimer sono principalmente di due tipi: farmacologici e non farmacologici. I trattamenti farmacologici mirano a rallentare il declino cognitivo e comportamentale, agendo sui neurotrasmettitori cerebrali. I principali farmaci usati sono gli inibitori dell’acetilcolinesterasi e la memantina. I trattamenti non farmacologici comprendono varie forme di terapia e stimolazione che aiutano il paziente a mantenere le sue abilità e a migliorare la sua qualità di vita. Alcuni esempi sono la fisioterapia, la terapia occupazionale, la terapia comportamentale, la stimolazione cognitiva, la terapia del linguaggio e la terapia di reminiscenza.

Alzheimer e approcci non farmacologici

Gli approcci non farmacologici sono strumenti che gli specialisti utilizzano per accompagnare i malati di Alzheimer in un percorso terapeutico che mantenga cognitivamente attiva la persona e limiti le sue espressioni disfunzionali. Queste terapie sono complementari alle terapie farmacologiche e si basano sulla partecipazione attiva del paziente. Alcuni esempi di approcci non farmacologici sono:

  • Attività quotidiane: il professionista valuta le prestazioni della persona colpita da demenza e le propone attività adatte al suo livello di abilità;
  • Musicoterapia: l’uso della musica per stimolare le emozioni, i ricordi e la comunicazione;
  • Risoterapia: l’uso dell’umorismo e del gioco per ridurre lo stress e aumentare il benessere psicologico;
  • Stanza multisensoriale Snoezelen: uno spazio appositamente progettato per offrire stimoli sensoriali controllati e piacevoli;
  • Terapia di reminiscenza: l’uso di oggetti, foto, video o storie per evocare i ricordi passati della persona;
  • Terapia di orientamento alla realtà: l’uso di informazioni concrete e attuali per aiutare la persona a orientarsi nel tempo, nello spazio e nella situazione;
  • Intervento Assistito con Animali da compagnia (IAA): l’interazione con animali domestici o da fattoria per favorire il contatto sociale, l’affetto e la stimolazione fisica;
  • Terapia occupazionale (TO): l’uso di attività significative e personalizzate per mantenere o migliorare le capacità funzionali della persona;
  • Stimolazione cognitiva: l’uso di esercizi mentali mirati a potenziare le funzioni cognitive residue.

By Angela Buonuomo

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