Negli ultimi due mesi siamo stati letteralmente isolati da tutto e tutti, senza neppure la possibilità di recarci liberamente in ospedale in caso di malore.
Sono state sospese tutte le visite, sia quelle private sia quelle fornite dalla sanità pubblica, tutte le terapie non considerate strettamente salvavita.
Un dramma nel dramma, perché sebbene oltre trentamila persone sono morte di Covid 19, è indubbio che non si muoia solo di questo.
E i numeri lo mostrano in modo impietoso: la mortalità per infarto è triplicata passando dal 4.1% al 13.7% in questo periodo di pandemia.
Lo rileva uno studio nazionale portato avanti dalla Società Italiana di Cardiologia in 54 ospedali dal 212 al 19 marzo.

La riduzione dei ricoveri è stata del 60% mentre i tempi sono aumentati del 39% a causa della paura del contagio, spiega il presidente Ciro Indolfi.
«Il calo più evidente ha riguardato gli infarti con occlusione parziale della coronaria, ma è stato osservato anche in ben il 26.5% dei pazienti con una forma più grave d’infarto – afferma Salvatore De Rosa, coautore dello studio -. La riduzione dei ricoveri per infarto è stata maggiore nelle donne rispetto agli uomini e non solo i pazienti con infarto si sono ricoverati meno ma quelli che lo hanno fatto si sono ricoverati più tardi».

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