Milioni di persone al mondo oggi indossano lenti a contatto.
Una lente a contatto è una sottile lente posta sul film lacrimale che ricopre la superficie dell’occhio. La lente è per sua natura trasparente, ma spesso viene sottoposta ad una leggera colorazione che la rende più visibile e ne facilita l’uso.
Oggi le lenti a contatto sono disponibili in materiali rigidi o morbidi. La maggior parte dei portatori indossa quelle di tipo morbido, costituite da un materiali chiamati “idrogel” e “silicone idrogel”. Questi materiali permettono alle lenti di essere traspiranti, così l’ossigeno può filtrare attraverso di esse per mantenere l’occhio sano e dare una sensazione di freschezza.
Al fine di mantenere gli occhi e la vista in salute, ogni paio di lenti a contatto viene fabbricato per un determinato programma di porto e deve pertanto essere sostituito ad intervalli predefiniti.
Le lenti giornaliere si portano tutto il giorno e devono essere gettate prima di coricarsi, per poi essere sostituite con un nuovo paio il mattino dopo. Le altre lenti hanno programmi di ricambio diversi.
Rispettare i consigli relativi a pulizia, disinfezione e modalità di conservazione permette di evitare il rischio di complicanze potenzialmente pericolose per la vista. Le lenti a contatto non devono, di norma, essere indossate per più di un determinato numero di ore quotidiano (questo dipende dalle caratteristiche della lente e da quanto specificato dal medico).
Naturalmente un tempo non erano così confortevoli e sicure come oggi, ed è per questo che molto probabilmente ad una donna britannica è accaduta una storia assolutamente incredibile.
Ventotto anni con una lente a contatto incastrata nell’occhio: questo è quanto accaduto a una donna che aveva perso la lente dopo un colpo ricevuto durante una partita di badminton all’età di 14 anni.
A ritrovarla è stato, 28 anni dopo, un oftalmologo, che ha trovato quella lente nell’occhio durante una risonanza.
La paziente in questione, una donna inglese di 42 anni, ha scoperto tutto dopo una visita di controllo: da un po’ di tempo avvertiva un gonfiore persistente sulla palpebra. La lente, scoperta solo dopo una risonanza magnetica, era rimasta incapsulata nella palpebra per tutto quel tempo.
E’ stata la madre della paziente a ricordare l’incidente, durante il quale la donna era stata colpita dalla palla usata per il volano. Solo dopo la scoperta della lente la donna ha ricordato che di tanto in tanto la palpebra “calava” un po’, ma senza dare particolari fastidi.
«Possiamo dedurre che la lente sia migrata nella palpebra superiore sinistra della paziente al momento del trauma ed è rimasta in situ negli ultimi 28 anni», ha dichiarato il dottor Sirjhun Patel nel caso clinico riportato recentemente sul British Medical Journal.
«La migrazione spontanea di una lente a contatto dura nella palpebra è un evento relativamente noto, ma siamo stati in grado di trovare solo quattro casi al mondo di migrazione della lente in seguito a un trauma significativo. Questo caso clinico mostra il tempo più lungo tra la migrazione di una lente RGP nella palpebra e la presentazione del sintomo», hanno concluso gli scienziati.

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