Sono passati tre anni da quando, tra lo scetticismo generale, fu eletto il 13 marzo 2013 Papa Bergoglio al soglio pontificio.
Un gesuita che arrivava dalla “fine del mondo” come disse lui stesso appena eletto: “Fratelli e sorelle buonasera. Voi sapete che il dovere del Conclave è di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui… Vi ringrazio dell’accoglienza, alla comunità diocesana di Roma, al suo Vescovo, grazie”.
Un pontificato che fin dalla scelta del nome, Francesco nome mai scelto da nessun altro Papa, ha fatto presagire che il pontefice gesuita avrebbe cercato di apportare dei cambiamenti nella Chiesa e tra le mura vaticane.
Nell’immediato la su decisione di andare a vivere a San Marta e non negli appartamenti papali. Utilizzare la sua utilitaria e non macchine di un certo prestigio e costo. Un rapporto più personale con i suoi fedeli, con la scelta di dire la messa mattutina a Santa Marta con un bel gruppo di fedeli. Il suo stare vino ai più poveri, agli emarginati, ai peccatori.
La sua scelta di avvicinarsi alle altre religioni e il non chiudere la porta a nessuno, la vicinanza fisica con tutti i fedeli con abbracci, carezze e strette di mano che hanno caratterizzato questi suoi primi tre anni di pontificato.