Di obbligo vaccinale abbiamo avuto modo di parlare fino allo sfinimento: da quando è diventato legge e requisito indispensabile per essere ammessi a scuola, non si parla d’altro, in uno scontro senza esclusione di colpi tra favorevoli e contrari.
Ricordiamo che l’obbligo vaccinale, che comprende la somministrazione di dieci differenti vaccini, diventa un requisito per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia (per i bambini da 0 a 6 anni), mentre dalla scuola primaria (scuola elementare) in poi i bambini e i ragazzi possono accedere comunque a scuola, ma in caso non siano stati rispettati gli obblighi viene attivato un percorso di recupero della vaccinazione ed è possibile incorrere in sanzioni amministrative.
Per l’anno scolastico 2017-2018, sono dettate specifiche disposizioni transitorie per la fase di prima applicazione del decreto.
Scopo ultimo di questo obbligo è riuscire a far superare al nostro paese la copertura vaccinale media del 95%, dato che da anni ci attestiamo ben al di sotto.
Questa è la soglia raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità per garantire la cosiddetta immunità di gregge, per proteggere cioè indirettamente anche coloro che, per motivi di salute, non possono essere vaccinati.
Dati ufficiali sui risultati di questa misura di legge non ce ne sono ancora, ma i suoi fautori, ministero della Salute in primis, si dicono molto soddisfatti del risultato, con la copertura che pare aver superato il 95% per diversi ceppi virali, tra cui il morbillo.
Da qualche mese, però, visto anche il successo dell’obbligo per quanto riguarda i bambini in età scolastica, si sta pensando di estendere l’obbligo anche ad altre categorie, soprattutto quelle più a rischio.
In Puglia, ad esempio, proprio in queste ore il Consiglio regionale ha approvato una proposta di legge di Forza Italia, che impone come requisito di idoneità lavorativa nelle strutture sanitarie l’aver assolto gli obblighi vaccinali, incluse le vaccinazioni raccomandate per soggetti a rischio per esposizione professionale.
La Puglia è così la seconda Regione in Italia, dopo l’Emilia Romagna, a dotarsi di una normativa che dispone l’obbligo di vaccinazione per medici e infermieri, volontari e quanti sono a contatto quotidianamente con pazienti ospedalizzati.
Il testo definitivo del provvedimento non è ancora disponibile. “Si tratta – spiega il Consiglio in una nota – di una iniziativa legislativa che ha come obiettivo la salvaguardia degli operatori sanitari dal rischio di contrarre malattie a causa della loro esposizione agli agenti patogeni. Questa immunizzazione rappresenta anche una garanzia per i pazienti”.
La nota del Consiglio precisa, quindi, come “quando si parla di operatori sanitari si intendono, oltre ai medici e infermieri, anche i volontari e tutti coloro che sono a contatto quotidianamente con pazienti ospedalizzati o comunque con soggetti a rischio in quanto affetti da malattie croniche”.
Ricordiamo che in Puglia dal 1 gennaio al 30 giugno del 2017 sono stati segnalati, per esempio, 2017, 22 casi di morbillo, l’82% dei casi non era vaccinato, il 9% aveva stato vaccinale non noto. Sono due i casi segnalati fra operatori sanitari, uno dei due medico.