“Ci vuole una sostanza di contenuti di qualità, un giornalismo di qualità, un’informazione autorevole e credibile, che è il mestiere che fanno gli editori e che alcuni operatori della rete utilizzano impropriamente per il loro business”.
Queste le parole di Maurizio Costa presidente della Fieg, spiegando la ricerca realizzata dalla stessa Fieg in collaborazione con l’Upa, presentata a Milano, nella uale si analizza il rapporto tra i giornali e i lettori di quotidiani.
Quale rapporto c’è tra i lettori e l’editoria? Sono stati analizzati 160 lettori che si sono espressi sul loro rapporto con la “carta stampata”, secondo i risultati l’editoria classica non dovrà preoccuparsi dell’avanzamento del digitale.
“Evidentemente non sono solo io a sostenere questa tesi, Noi non siamo dei conservatori. Siamo anzi convinti che la tecnologia sia una leva importante per lo sviluppo dell’editoria e che tra questi due mondi debba esserci un’integrazione”.
Dall’Upa anche Lorenzo Sassoli De Bianchi, rappresentate di ben 500 imprese legate alla comunicazione in Italia, rivela:
“Primo fra tutti il trasferimento vicendevole di autorevolezza: le testate migliori scelgono le marche migliori e viceversa. Si rafforza la reputazione di marca e la stampa permette di approfondire più di ogni altro mezzo creando una connessione concreta tra bisogno e soluzione». La funzione della stampa «oggi è la ricerca del senso e l’aggancio al reale”.
Infine i dati ci dicono che almeno una volta a settimana 17 milioni di italiani leggono appunto un settimanale, almeno 16 milioni di italiani leggono un mensile e circa 20 milioni di italiani leggono un quotidiano.