Il DDl che introduce il reato di tortura passa alla Camera dei deputati con 244 voti favorevoli, 14 contrari e 50 astenuti. Ora il tutto passa al Senato per l’approvazione definitiva.
“Un buon testo, equilibrato e al contempo rigoroso. Un testo che non ha alcun intento punitivo nei confronti delle forze dell’ordine, ma che è giustamente severo nei riguardi di un reato odioso e grave come quello di tortura” ha commentato Donatella Ferranti, Presidente della Commissione Giustizia della Camera.
Andrea Orlando, ministro della giustizia, ha richiesto un voto “il più ampio possibile per andare a Strasburgo con un risultato non del governo ma di tutto il Parlamento. La vicenda Diaz non pregiudichi il traguardo del paese”.
Esaminando il ddl, l’art. 1 prevede che la tortura sia un reato comune, con la pena di reclusione da 4 a 10 anni per tutti quelli che “con violenza o minaccia ovvero con violazione dei propri obblighi di protezione o assistenza, intenzionalmente cagiona a una persona a lui affidata, o comunque sottoposta a sua autorità, vigilanza o custodia, acute sofferenze fisiche o psichiche” allo scopo di “ottenere informazioni o dichiarazioni, per infliggere una punizione, per vincere una resistenza” oppure “in ragione dell’appartenenza etnica, dell’orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose”.
Il Movimento Cinque Stelle, però, critica il fatto che il reato sia effettivo solo nel caso la vittima sia affidata alla vigilanza del presunto colpevole, quindi episodi come quelli della Diaz non sono punibili con il reato di tortura.
“Così è una legge inutile” commenta il M5S, il quale ha causato la bocciatura di un emendamento che prevedeva il reato a prescindere dalla custodia.