Le motivazioni più profonde del suo gesto non le saprà con certezza mai nessuno.
A spingerlo al gesto estremo la paura di passare tanti anni dietro le sbarre? La sua coscienza incapace di perdonargli un gesto tanto efferato? I giudizi della gente?
L’unica certezza è che l’uomo, 38 anni, condannato a 30 anni per la morte della ragazza 21enne di Vidulis di Dignano, avvenuta il 31 luglio 2017, si è ucciso subito dopo aver appreso che la sua condanna, emessa dal Tribunale di Udine l’11 luglio 2018, era stata confermata venerdì scorso dalla Corte d’Assise d’Appello di Trieste.
L’uomo è stato trovato morto sabato sera nel giardino della sua abitazione, in Friuli, dove era agli arresti domiciliari: si è impiccato poco dopo le 22, dopo aver cenato con la famiglia.
I giudici avevano deciso per gli arresti domiciliari proprio per evitare la possibilità di un insano gesto in carcere.
Ricordiamo che era appena stato riconosciuto colpevole di aver strangolato la fidanzata 21enne: il delitto avvenne in auto, sul greto del fiume Tagliamento a pochi passi da casa della vittima, in provincia di Udine.

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