Ad inizio anno era una potenza in continua espansione, un “nemico” per tutti gli albergatori dato che milioni di persone sceglievano la piattaforma per prenotare i propri soggiorni, ma dopo due mesi di pandemia e di conseguente lockdown la crisi ha già travolto Airbnb.
Circa 1.900 dipendenti dei 7.500 attualmente impiegati, il 25 % del totale, saranno infatti licenziati nel corso dei prossimi giorni a causa dell’impatto che l’azienda ha subito in seguito alla diffusione del coronavirus nel mondo. Lo ha annunciato il co-fondatore Brian Chesky all’interno di una nota inviata ai suoi lavoratori.
I dipendenti che saranno licenziati avranno almeno 14 settimane di stipendio, più gli aumenti di ruolo in linea con le pratiche specifiche del loro Paese. Inoltre, Airbnb coprirà i costi dell’assicurazione sanitaria fino alla fine del 2020 là dove previsto e per 14 settimane negli Stati Uniti.
Già all’inizio di aprile si stimava un calo delle prenotazioni del 90% nei paesi più colpiti dal virus, e per questo la compagnia vede per il 2020 ricavi più che dimezzati rispetto all’anno precedente.
L’azienda stima quindi che il taglio dei dipendenti, a cui saranno garantiti indennizzi e ammortizzatori sociali, permetterà di risparmiare circa 400-500 milioni di dollari l’anno.