L’allarme era già stato lanciato nel pieno del lockdown imposto dal coronavirus: se il governo non avesse messo in campo misure idonee ed aiuti concreti, migliaia di imprese non avrebbero avuto la forza di riaprire.
Ed ora che la fase 2 è arrivata, i peggiori pronostici si sono avverati, e nei prossimi mesi la situazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente.
Secondo quanto fa sapere la Cgia di Mestre, negli ultimi tre mesi quasi 11 mila aziende artigiane hanno chiuso, e senza aiuti il numero potrebbe salire a 100mila a fine 2020.
“In questi due mesi e mezzo di lockdown, molti artigiani senza alcun sostegno al reddito sono andati in difficoltà e non sono stati pochi coloro che hanno ipotizzato di gettare la spugna e di chiudere definitivamente la saracinesca”, dichiara il coordinatore dell’ufficio studi Paolo Zabeo.

“Dopo una settimana dalla riapertura totale, invece, lo stato d’animo di tanti piccoli imprenditori è cambiato. C’è voglia di lottare, di resistere, di risollevare le sorti economiche della propria attività. Purtroppo, non tutti ce la faranno a sopravvivere e non è da escludere che entro la fine dell’anno lo stock complessivo delle imprese artigiane presente nel Paese si riduca di quasi 100mila unità, con una perdita di almeno 300 mila posti di lavoro”, aggiunge.
Tra le proposte di Cofartigianato, per sostenere le imprese in difficoltà, la necessità di erogare a queste attività importanti contributi a fondo perduto e di azzerare per l’anno in corso le imposte erariali come l’Irpef, l’Ires e l’Imu sui capannoni.

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