Negli ultimi anni, vista anche la crescente disoccupazione e la difficoltà di giovani e meno giovani di trovare una qualsivoglia occupazione, si è fatto un gran parlare di assenteismo e di coloro che un lavoro lo hanno ma non assolvono le proprie mansioni diligentemente.
E’ risaputo che una delle tattiche più utilizzate da chi vuole assentarsi, senza vedersi decurtato lo stipendio, è “di mandare il certificato medico”: un mal di testa, un influenza, e il medico di famiglia giustifica assenze spesso molto prolungate.
Si è ora espressa in merito anche la Corte suprema di Cassazione:le assenze comunicate all’ultimo momento, «costantemente agganciate ai giorni di riposo del lavoratore» e nei turni di fine settimana oppure notturni, possono causare e giustificare il licenziamento.
La cassazione si è espressa riguardo al ricorso di un lavoratore assenteista licenziato, e lo ha rigettato: le assenze «davano luogo – si legge nella sentenza – ad una prestazione lavorativa non sufficientemente e proficuamente utilizzabile per la società, rivelandosi la stessa inadeguata sotto il profilo produttivo e pregiudizievole per l’organizzazione aziendale così da giustificare il provvedimento risolutorio».