Il Ministro Beppe Grillo vuole il vaccino obbligatorio solo per il morbillo, e i pediatri insorgono.
Prima il governo parlava di obbligo flessibile per i vaccini, ora di obbligo intelligente. Ma sono giri di parole, artifizi retorici che non servono per circoscrivere una situazione che invece va circoscritta e al più presto.
Con la furbizia tipica di un esponente della Prima Repubblica, Il ministro Grillo, non sapendo come dire che a lei sta bene solo il vaccino per il morbillo, stavolta si è inventata l’obbligo intelligente. Non c’è bisogno di avere studiato diritto naturalmente per capire che un obbligo è un obbligo, e va rispettato. Nel momento in cui l’obbligo si mette in discussione o si affievolisce con termini come “flessibile” o “intelligente”, non è più un obbligo.
Ieri proprio il Ministro della salute aveva precisato, bontà sua, che non era contro i vaccini, ma bisognava utilizzare lo strumento dell’obbligo in maniera intelligente. Secondo il Ministro l’obbligo vaccinale è sufficiente solo per il morbillo, mentre per le altre patologie è sufficiente la raccomandazione, per esempio per l’esavalente. Il vero problema del Paese, a parere della Grillo, è il morbillo.
Ora, che un Ministro decida sua sponte qual è il vero problema del Paese in termini di salute e di prevenzione, senza tenere conto di quello che dicono i medici, gli specialisti, le statistiche, gli organismo accreditati, in definitiva la scienza, è cosa grave. A maggior ragione se si tratta di salute pubblica.
Si dice che la vaccinazione per il morbillo deve essere obbligatoria, per l’esavalente ad esempio no. Le altre vaccinazioni sono facoltative. O, per meglio dire, raccomandate. Ma se in Italia si fa difficoltà a rispettare gli obblighi, immaginiamo quanto possano valere i consigli. Non si tratta di moral suasion, come quella del presidente della Repubblica; si tratta di seguire criteri rigorosi in base ai quali, a fronte di studi e di relative statistiche, si devono indicare delle vaccinazioni obbligatorie o meno.
Sapendo che non si tratta della salute del singolo bambino e della relativa famiglia che devono stare sicuri sul morbillo; sapendo invece che i bambini devono essere vaccinati singolarmente soprattutto per preservare la salute della comunità, per evitare i contagi. Il se, il quando e il come non lo decide un Ministro sulla scorta di una posizione che più che essere tale assomiglia a un pregiudizio. La decisione va presa con una posizione di sintesi che si avvalga delle risultanze di questi studi e di questi criteri rigorosi. Se gli organismi accreditati e deputati a ciò, arrivano alla conclusione che c’è il pericolo di diffusione di dieci malattie in determinati contesti, la decisione deve essere conseguente.
Se il pericolo c’è solo per una malattia, la decisione deve essere conseguente. Se il Ministro prende una decisione contraria, in tal senso, alle indicazioni della comunità scientifica e sciaguratamente si profila un contagio conseguente a mancate vaccinazioni, se ne deve assumere in primo luogo la responsabilità politica, ma probabilmente non solo politica laddove intervenga la magistratura.
Ecco perché, ad esempio, Alberto Villani, presidente della società Italiana di Pediatria, ben più autorevole in materia di un neoministro dalle idee un po’ confuse, ha tenuto a sottolineare: “Parlare oggi di togliere l’obbligo per l’esavalente non ha senso. Abbiamo ancora bimbi che muoiono di pertosse nei primi mesi di vita; la scorsa settimana abbiamo avuto un bimbo con sepsi da Haemophilus Influenza b. E ogni anno abbiamo 60 -100 morti di tetano e 300mila contagi di epatite B in Italia”.
Senza contare quei bimbi immunodepressi che sempre più numerosi sono costretti a non andare scuola perché nelle classi ci sono bambini non vaccinati. Una discriminazione bella e buona e un alto livello di disumanità.