La morte è una fase inevitabile della vita, l’ultima, la più difficile da accettare per chi resta.
Ma questa morte è difficile per tutti noi perché se ne va un pezzo di storia, un pezzo di memoria vivente, e proprio in un periodo storico in cui urge non dimenticare, per non ricadere negli stessi, terribili, errori.
Nelle scorse ore è morto a Roma a 91 anni Piero Terracina, uno degli ultimi sopravvissuti italiani al campo di sterminio di Auschwitz.
“La Comunità Ebraica di Roma piange la scomparsa di un baluardo della Memoria – scrive Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma -. Terracina ha rappresentato il coraggio di voler ricordare, superando il dolore della sua famiglia sterminata e di quanto visto e subito nell’inferno di Auschwitz“.
Terracina nell’autunno del 1938, dopo l’emanazione delle leggi razziali in Italia, fu espulso da scuola come tutti gli studenti e gli insegnanti di religione ebraica. Proseguì gli studi nelle scuole ebraiche, sfuggì al rastrellamento di Roma del 16 ottobre del 1943 ma venne arrestato a Roma il 7 aprile 1944 con tutta la sua famiglia e finì deportato ad Auschwitz.
Degli 8 componenti della sua famiglia, Piero Terracina sarà l’unico a fare ritorno in Italia.
In Polonia morirono i genitori, la sorella Anna, i fratelli Cesare e Leo, lo zio Amedeo, il nonno Leone David.
In migliaia piangono la sua morte, tra cui la senatrice a vita Liliana Segre che ha spiegato come con Terracina “ci legava una fratellanza silenziosa, tra noi non servivano parole“: “Ora che non c’è più, mi sento ancora più sola“.