Il lupo perde il pelo ma non il vizio?
Naturalmente per il momento si tratta solo di accuse, e niente è stato inconfutabilmente provato, ma sono molto gravi e contribuiscono senza dubbio a tracciare un profilo di Roman Polanski che non certo lusinghiero.
Il celebre regista è stato infatti accusato da una donna francese, Valentine Monnier, di averla violentata nel 1975. A raccoglierne la testimonianza è il quotidiano Le Parisien.
Ricordiamo che, con l’accusa di violenza e per di più su minore, Polanski, 86 anni, è stato già condannato nel 1977 negli Stati Uniti, paese nel quale non può tuttora rientrare.
La donna che punta il dito aveva appena 18 anni quando lui la stuprò, “con estrema violenza”. Lei era una giovane fotografa, modella, saltuariamente attrice.
“Nel 1975 – ha scritto in una lettera – fui violentata da Roman Polanski. Non avevo alcun legame con lui, né personale, né professionale e lo conoscevo appena. Fu di estrema violenza, dopo una discesa in sci, nel suo chalet a Gstaad, in Svizzera. Mi colpì, mi riempì di botte fino a quando non opposi più resistenza, poi mi violentò facendomi subire di tutto. Avevo appena 18 anni”.
Nonostante gli anni passati, ha deciso di venire allo scoperto ha deciso e di rivelare tutto a Le Parisien: “il ritardo di reazione non significa che si è dimenticato – dice – lo stupro è una bomba a orologeria. La memoria non si cancella, diventa fantasma e ti insegue, ti cambia insidiosamente. Il corpo finisce spesso per risentire di quello che la mente ha tenuto in disparte, fino a quando l’età o un avvenimento di rimette di fronte al ricordo traumatico”.