La recente scoperta di un vasto strato di ghiaccio su Marte, realizzata grazie alla missione Mars Express dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), segna un traguardo significativo nella ricerca spaziale e nell’esplorazione del Pianeta Rosso. Questa scoperta è emersa grazie al radar Marsis, uno strumento avanzato a bordo della sonda, sviluppato in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).

La regione di interesse, nota come Medusae Fossae, si estende lungo l’equatore marziano e rappresenta uno dei depositi di polvere più vasti del pianeta. La sonda Mars Express, lanciata nel 2003, aveva precedentemente identificato indizi di questo deposito di ghiaccio, ma solo recentemente, grazie a dati più approfonditi, è stato possibile confermare la presenza di un enorme accumulo di ghiaccio sotto la superficie. Questi depositi si estendono fino a 3,7 chilometri nel sottosuolo e sono coperti da strati di polvere.
Questi nuovi dati indicano che la quantità di acqua ghiacciata in questa regione è la più grande mai scoperta a queste latitudini su Marte. La caratterizzazione del segnale radar suggerisce che si tratta di ghiaccio stratificato, simile a quello osservato nelle calotte polari marziane, note per essere ricche di ghiaccio.
La presenza di ghiaccio in questa zona è particolarmente interessante poiché suggerisce che, in un’epoca climatica diversa, l’acqua potrebbe aver scorso su Marte. Se questo ghiaccio fosse sciolto, potrebbe coprire la superficie marziana con uno strato d’acqua profondo tra 1,5 e 2,7 metri. Questa scoperta non solo rafforza la comprensione della geologia e della storia climatica di Marte, ma apre anche nuove prospettive per le future missioni di esplorazione spaziale. Infatti, la conoscenza di risorse idriche accessibili su Marte è fondamentale per la pianificazione di missioni umane a lungo termine sul pianeta.
La partecipazione italiana a questo progetto ha un ruolo chiave, con la realizzazione di strumenti cruciali come il radar Marsis e i sensori d’assetto. Il contributo italiano non solo dimostra l’eccellenza nel campo dell’astronautica e dell’astrofisica, ma anche il valore della collaborazione internazionale nella ricerca spaziale.
L’importanza di queste scoperte non si limita alla sola esplorazione di Marte, ma ha implicazioni più ampie per la comprensione dei processi geologici e climatici che possono aver modellato altri corpi celesti nel sistema solare e oltre.