In Italia, nel linguaggio comune, sono entrati ormai una miriade di termini mutuati da lingue straniere, ed ancor di più in ambiti settoriali come quelli dell’economia e del commercio.
Alcuni hanno un significato chiaro e intuitivo, mentre altri li si sente spesso nominare, ma senza avere ben chiaro a cosa si riferiscono.
Che cos’è, ad esempio, una holding?
Una holding, abbreviazione dell’inglese holding company, altro non è che una società che possiede azioni o quote di altre società.
In sostanza, si tratta di una tipologia particolare di società che esercita un’attività direttiva nei confronti di altre imprese, delle quali detiene il controllo del capitale. In una holding si distingue quindi una società madre o capogruppo, denominata “parent”, posta al vertice della piramide e una serie, più o meno numerosa, di società figlie o controllate, definite “subsidiary”.
Quello che fa la differenza è però il tipo di controllo esercitato, che può essere di diritto o di fatto.
Si ha controllo di diritto quando si detiene la maggioranza dei diritti di voti esercitabili nell’assemblea ordinaria di una società, mentre il controllo di fatto si fonda, invece, sulla disponibilità di diritti di voto sufficienti a esercitare un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria di una società
Per il pensiero dominante, le holding sono un ottimo ed efficace strumento di pianificazione fiscale, di coordinamento tra aziende e di razionalizzazione delle attività nel campo industriale e commerciale.