La celiachia è una malattia autoimmune di cui soffre fino all’1% della popolazione e che viene provocata dal glutine, una proteina collante.
Al consumo di varietà di cereali contenenti glutine, come il frumento, la segale, il farro e l’orzo, l’intestino tenue si infiamma.
Non esistendo ancora una cura, l’unica soluzione per i celiaci è seguire un’alimentazione priva di glutine.
Negli ultimi mesi è però partita una strana moda, prima dagli Stati Uniti e poi diffusasi anche in Europa e Italia: assumere prodotti gluten free senza averne alcuna necessità.
Sono già 6 milioni gli italiani che si considerano affetti da questa patologia seguendo, in realtà, dei falsi miti e sprecando ogni anno 105 milioni di euro per l’acquisto di cibi gluten free a loro non necessari.
Proprio in questi giorni la rivista francese 60 Millions de consommateurs ha condotto un’indagine sui componenti nutrizionali dei prodotti alimentari senza glutine e quello che ne è emerso potrebbe definitivamente segnare il tramonto di quella che a tutti gli effetti è una “stupida” moda.
La rivista dei consumatori francese, così come aveva già fatto per i prodotti vegani, ha infatti spiegato che gli alimenti senza glutine, necessari per i celiaci e gli intolleranti, non rappresentano una buona scelta nutrizionale per gli altri.
I produttori, per ovviare alla mancanza della proteina che conferisce elasticità e morbidezza ai prodotti a base di farina, utilizzano molti additivi addensanti ed emulsionanti. Inoltre, scrive la rivista francese, per migliorarne il gusto i prodotti hanno un tenore in proteine o fibre fino a due volte inferiore, ma sono ricchi di zucchero, sale e grassi.
Inoltre la presidente dell’Associazione francese degli intolleranti al glutine, Brigitte Jolivet, sottolinea che i prodotti senza glutine hanno “un indice glicemico più alto, pericoloso per le persone con diabete e devono essere riservati ai malati. Consumarli per la forma è aberrante”.
Ricordiamo che già lo scorso anno, in occasione della giornata mondiale della celiachia, il 16 maggio, erano stati numerosi gli appelli degli esperti per porre freno alla moda, tanto insensata quanto dilagante, di escludere il glutine dal regime alimentare.
Inoltre, uno studio pubblicato sul British Medical Journal dai nutrizionisti del Brigham and Women’s Hospital di Boston aveva sottolineato tutti i rischi in cui si incorre concretamente.
I ricercatori avevano esaminato i dati di quasi 100 mila uomini e donne che avevano partecipato a due grandi studi con molti elementi riferiti a un periodo di 26 anni.
Gli autori avevano così visto che il consumo di glutine non è in alcun modo associato a un aumento del rischio per le malattie cardiovascolari, mentre il consumo di alimenti gluten free può esserlo, anche solo per la sottrazione alla dieta di fibre, efficaci agenti di prevenzione cardiovascolare. Risultato: l’adozione di una dieta priva di glutine è sconsigliata a tutti coloro che non ne hanno una reale necessità.
Altri studi, inoltre, per sfatare altri falsi miti hanno dimostrato che altre a non favorire la regolarità intestinale, e quindi l’espulsione delle scorie, aumenta l’esposizione a particolari contaminanti perché è poco variata. Chi segue questo regime dietetico, infatti, tende a consumare molto riso (sia come tale, sia nei prodotti per celiaci) e con esso l’arsenico, che viene captato dal suolo in modo molto efficiente da questo cereale .

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