La cheratite neurotrofica è una malattia degenerativa della cornea, caratterizzata da riduzione o assenza di sensibilità corneale ,associata alla formazione di difetti epiteliali con scarsa tendenza alla guarigione che possono evolvere in ulcera corneale, necrosi asettica e perforazione corneale.
Questa patologia comporta un calo marcato della funzionalità dell’occhio fino alla completa cecità, con ulcerazioni del tessuto corneo e perforazioni dello stesso.
Molteplici sono le cause che possono portare alla manifestazione della Cheratite Neurotrofica (NK, in forma abbreviata). Tra le più comuni troviamo le infezioni virali da Herpes Simplex ed Herpes Zooster e complicanze post operatorie in interventi riguardanti l’occhio. Sono stati diagnosticati casi di NK a seguito di traumi fisici o procurati da contatti con agenti chimici. Anche patologie cerebrali possono determinare l’insorgenza della NK.
La cheratite neurotrofica è considerata una malattia rara, ed è classificata come malattia orfana (ORPHA137596) con una prevalenza stimata tra 1,6 e 4,2 / 10.000. Di conseguenza, la cheratite neurotrofica viene riscontrata raramente nella pratica clinica ed è difficile da riconoscere, diagnosticare e da trattare.
Finora, per chi soffriva di questa rara e gravissima patologia, non c’era nessuna possibilità di guarigione, ma pare abbia ottenuto dei risultati davvero molto interessanti la sperimentazione, al San Giovanni Bosco di Torino, dell’Oxervate, nuovo collirio definito subito come salvavista.
Questo nuovo collirio è costituito da cenegermin, principio attivo a base di Ngf (Nerve Growth Factor), il fattore di crescita dei neuroni con cui Rita Levi Montalcini vinse il Nobel nel 1986.
La casa farmaceutica Dompè ha studiato a lungo per poter giungere a questo farmaco che è stato autorizzato negli USA all’inizio di quest’anno.
Nelle scorse settimane ha ricevuto anche il via libera dalla Regione Piemonte, che ha fornito la sua approvazione poiché si tratta di un farmaco innovativo su pazienti selezionati nell’ambito della Rete delle Malattie Rare. Una novità che, ovviamente, viene sottoposta al controllo intensivo su registro AIFA (Agenzia Italiana del FArmaco).
Il farmaco è stato testato su due paziente, entrambi uomini, di 65 e 70 anni. I risultati sono già buoni, e i miglioramenti delle condizioni giustificano anche il costo elevato della cura. La terapia, infatti, ha un costo di circa 16mila euro per ciclo di trattamento a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Il collirio deve essere applicato nell’occhio malato ogni 2 ore nelle 12 ore diurne. Si deve proseguire così per otto settimane, adottando le prescrizioni settimanali e sotto il controllo dell’Ambulatorio di Fisiopatologia della Superficie Oculare e Trapianti.
I due pazienti sono seguiti da un’intera equipe, composta dalla dottoressa Erika Savio ed Enrica Sarnicola e dal dottor Christian Demasi.
“Le ulcere neurotrofiche sono causate da un difetto epiteliale dovuto a mancata innervazione della cornea – spiega il Dott. Romolo Protti, Responsabile dell’Ambulatorio di Fisiopatologia della Superficie Oculare e Trapianti –. Questo principio attivo, a base di fattore della crescita nervosa, consente la riepitelizzazione della cornea, evitando ai pazienti l’intervento chirurgico mediante ricoprimento della cornea con membrana amniotica, ed evitando complicanze che potrebbero condurre al trapianto di cornea. A un mese dall’utilizzo del collirio, le ulcere dell’occhio nei pazienti selezionati risultano rimarginate e i risultati raggiunti verranno presentati a ottobre nel congresso regionale della SONO, Società Oftalmologica Nord Occidentale”.