Con il termine inquinamento atmosferico si intende l’introduzione nell’atmosfera di sostanze chimiche, polveri o materiali biologici che causano danno o disagio agli esseri umani, ad altri organismi viventi e all’ambiente naturale nel suo complesso.
La lista delle malattie correlate all’inquinamento è più lunga di quanto generalmente ci si attenda e molte non appaiono neppure facilmente associabili all’inquinamento dell’aria che respiriamo.
Secondo un recente studio l’esposizione all’inquinamento atmosferico aumenta del 13% il rischio di angina, anche quando il livello di concentrazione di CO2 e polveri sottili rientra nella soglia stabilita dall’Unione Europea. L’indurimento del sangue dovuto al particolato presente nell’aria può inoltre essere causa di infarto, a cui si aggiunge un ulteriore fattore di rischio rappresentato dall’asma, che – aumentando lo sforzo della respirazione – accelera anche i battiti cardiaci.
L’inquinamento è direttamente responsabile o corresponsabile di tutte le più importanti patologie dell’apparato respiratorio, dalla tosse alle infezioni polmonari (bronchiti, polmoniti), alle patologie broncoostruttive (asma e BPCO) ai tumori polmonari ed inoltre causa un significativo aumento di mortalità per tali patologie.
Il tutto comporta un forte incremento nel numero dei decessi fra le persone più sensibili a determinati inquinanti, come gli anziani o le persone affette da malattie respiratorie e cardiovascolari.
Recentemente è stato dimostrato che per un aumento di 10 mcg metro cubo di PM10 si verifica un aumento del 27% della tosse nella popolazione: si tratta di un sintomo apparentemente innocuo ma in realtà è invalidante e provoca un significativo peggioramento della qualità della vita del paziente, oltre ad avere un notevole impatto farmaco-economico.
Alcuni agenti tossici come il benzene e gli idrocarburi aromatici policiclici sono cancerogeni. Il monossido di carbonio compromette il trasporto dell’ossigeno da parte del sangue con effetti gravi sul cervello. Alcuni metalli, una volta penetrati nell’organismo si depositano in vari organi e tessuti (ossa, reni, cellule del sangue, sistema nervoso, reni, ecc.) e, ad elevate concentrazioni, possono causare alterazioni biologiche.
Ma l’inquinamento a quanto pare fa male persino ai reni: un recente studio ha evidenziato infatti un’ulteriore correlazione tra la polluzione dell’aria e la salute dei reni.
Da quanto è emerso dalla ricerca, condotta dagli esperti dell’Università del Michigan e pubblicata su Plos One, l’inquinamento atmosferico conterrebbe delle tossine che possono compromettere il corretto funzionamento di questi organi.
Secondo l’analisi condotta dai ricercatori, lo smog può provocare la malattia renale cronica (la Mrc), patologia che si scatena quando i reni di una persona si danneggiano o non possono filtrare correttamente il sangue.
Per Jennifer Bragg-Gresham, autrice principale dello studio, proprio “come il fumo”, l’inquinamento atmosferico “contiene sostanze dannose che possono colpire direttamente i reni”.
L’inquinamento atmosferico contiene infatti particelle molto piccole, le Pm 2,5, che riescono a rimanere nell’aria molto più a lungo delle altre e che vengono inalate regolarmente senza saperlo. Inoltre, spiegano gli studiosi, contiene anche metalli pesanti come piombo, mercurio e cadmio, noti per influenzare negativamente i reni.
Dall’analisi dei dati è quindi emersa una relazione tra i tassi di malattia renale cronica e la concentrazione delle Pm 2,5. Nelle aree con miniere di carbone nella regione degli Appalachia, nell’Est degli Usa, è stato rilevato un rischio superiore del 19% tra gli uomini e del 13% tra le donne di avere una malattia renale cronica
“Molti individui, purtroppo, sottovalutano i rischi dell’inquinamento atmosferico perché non è qualcosa di tangibile e visibile. Questo, però, non significa che non sia dannoso per la salute”, ha chiosato il nefrologo Rajiv Saran, co-autore dello studio.