Ben pochi lo sanno ma sessant’anni fa, al suo esordio, Godzilla era un pupazzetto di pochi centimetri, mosso da mani esperte nascoste dietro una scenografia riprodotta artigianalmente: il mostro peloso che sembrava saltar fuori dallo schermo muto e terrorizzare gli spettatori increduli era null’altro che un burattino.
Molte le versioni nei decenni successive e sempre più raffinate le tecnologie usate per riprodurre la ferocia dell’essere primordiale. Sono evoluti notevolmente anche gli script interpretativi dello spettatore, per cui la sfida odierna è cercare di sorprendere ancora un pubblico che non si lascia più stupire da nulla.
La sfida l’ha raccolta Gareth Edwards, che col suo “Godzilla”, in 3D, prova a rimettere in scena la stra-nota storia dello scimmione primordiale, ma in una versione più complessa:il mostro rappresenta i danni che l’uomo crea a se stesso e al mondo attraverso l’uso sconsiderato dell’energia nucleare.