Anche se negli ultimi anni i riflettori si sono accesi maggiormente sul fenomeno del bullismo, in realtà per tanto, troppo tempo si è sottovalutata la violenza perpetrata ai danni di giovani e giovanissimi, da parte dei coetanei, a scuola e nel gruppo dei pari.
Un po’ come si è fatto per diversi anni con lo stesso nazismo, diversi decenni fa: a fare il forte paragone è la sopravvissuta Liliana Segre, la senatrice a vita che ha parlato agli studenti al teatro Arcimboldi di Milano durante l’incontro per la Giornata della Memoria.
“I bulli bisogna compiangerli, è più forte la vittima del bullo stesso. E’ il bullo che va curato, non la vittima e la vittima deve
essere più coraggiosa e denunciare” mentre chi sta intorno “non deve essere indifferente e stare con il bullo che sembra più forte”, ha spiegato la Segre ricordando che “i nazisti ad Auschwitz erano i bulli di allora”.

Ai giovani ha poi rivolto un appello: “E’ la libertà di pensiero che dovete difendere”, contro quell’indifferenza che invece regnò in Europa durante la Shoah:
“Non ci fu nemmeno un ferroviere a domandarsi come mai quei treni partivano pieni e tornavano vuoti. “Anche gli Alleati – ha detto ancora la senatrice a vita – non bombardarono le ferrovie, le fabbriche e men che meno i campi di concentramento. Nessuno si occupò di noi e nessuno accetto di sapere la verità di quei campi. Nemmeno quando qualcuno riuscì a scappare e a parlare col primo ministro inglese Churchill per raccontare che cosa stava avvenendo in Europa”.
“Il mio corpo è stato prigioniero, ma la mia mente no”, ha quindi chiosato. “Ho sempre pensato con la mia testa e così dovete essere anche voi, non come quelli che seguono quelli che gridano più forte”.