Non è certo la prima pellicola, né probabilmente sarà l’ultima, che cerca di portare il male più oscuro sugli schermi, ma stando alle recensioni entusiaste che arrivano da oltreoceano, in questi giorni vale la pena andare al cinema.
Nella giornata di ieri è infatti arrivato nelle sale italiane “Ted Bundy – Fascino criminale“, diretto da Joe Berlinger.
Il film, con Zac Efron e Lily Collins, si basa sulla storia del serial killer Ted Bundy, che negli anni 70 ha sconvolto gli Stati Uniti uccidendo più di trenta giovani donne, e racconta i fatti dalla prospettiva della fidanzata Liz, a lungo ignara della vera natura del suo compagno.
L’uomo è diventato così famoso perché probabilmente il suo è stato il primo processo mediatico della storia, ma anche perché dietro un’apparenza di fascino e rispettabilità riuscì a nascondere a lungo l’esistenza di un’anima nera che nemmeno le donne che gli erano state accanto erano riuscite a cogliere.
Sociopatico omicida seriale, stupratore e necrofilo, ricordiamo che alla fine venne condannato alla pena di morte, eseguita il 24 gennaio 1989, quando aveva 42 anni.
“Ciò che distingue veramente Bundy, al di là del conteggio dei cadaveri e della sua capacità di eludere la cattura, è che pochi altri serial killer americani hanno raggiunto il suo livello di celebrità perversa, e persino ammirazione, da così tante persone che per anni hanno pensato che fosse innocente – ha spiegato il regista che ha diretto la pellicola -. Bundy ha brillantemente utilizzato i media americani per ottenere un seguito considerevole e fanatico, sfidando ogni aspettativa. In poche parole, da bello e affascinante uomo bianco, le sue amanti e i molti amici e conoscenti non potevano credere che fosse capace degli atti vili che aveva commesso, permettendogli di sfuggire alla cattura per molti anni. E anche durante il processo, ha attirato tanti sostenitori che non riuscivano a vedere oltre al suo bell’aspetto e al suo fascino”.