La linea del ministro dell’Interno è ben chiara: i porti sono chiusi, nessuna nave con a bordi migranti viene o verrà fatta attraccare.
Semplice, come se i migranti fossero pacchi, merci da rimandare al mittente quando non sono conformi.
Ed invece si dimentica che una nave rimandata indietro è una nave in balia delle onde, del possibile maltempo, magari senza viveri e neppure la più elementare norma igienica e sanitaria.
Ed è così che ci troviamo a raccontare tragedie del genere: tra i 60 e i 70 migranti sono annegati, mentre sono decine i dispersi a causa dell’affondamento di un’imbarcazione in acque internazionali, a 40 miglia dalla città di Sfax in Tunisia. Lo riferisce l’Organizzazione internazionale per le migrazioni(Oim).
Il timore naturalmente è che il numero delle vittime possa aumentare nelle prossime ore, mentre sono in corso le operazioni di salvataggio e recupero ad opera della Marina militare di Tunisi.
Per il momento sono solo sedici i sopravvissuti, salvati da pescherecci nella zona e trasferiti a bordo di unità militari tunisine. La maggior parte dei migranti proveniva da Paesi dell’Africa subsahariana, ma in molti arrivavano da Bangladesh e Marocco.