Otto casi di morte per morbillo nel 2018: innegabile l’importanza dei vaccini
Secondo l’Ansa è arrivato a otto il numero di persone morte a causa del morbillo in Italia nel 2018. L’ultimo è un ragazzo di 23 anni affetto da leucemia, del Friuli Venezia Giulia. Complessivamente dal primo Gennaio al 21 ottobre 2018 sono stati segnalati 2368 casi di morbillo e 19 di rosolia. Lo segnala l’ultimo bollettino “Morbillo e Rosolia News” dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il 90% dei casi si è verificato in otto Regioni, di cui la Sicilia è quella che ha riportato l’incidenza più alta. La fascia d’età con l’incidenza più alta è stata quella dei bambini con meno di un anno, anche se l’età media dei casi è di 25 anni. Quasi il 20% dei malati aveva meno di 5 anni di età, e di questi 153 meno di un anno. Oltre 1.100 casi hanno avuto almeno una complicanza: le più frequenti sono state stomatite, diarrea e cheratocongiuntivite, ma ci sono stati anche casi di epatite, polmonite, laringotracheobronchite e insufficienza respiratoria.
Tra le persone colpite dal morbillo, ci sono stati anche 103 operatori sanitari, di questi ben 84 non erano stati vaccinati. I casi di rosolia, invece, dal primo Gennaio al 31 Ottobre sono stati 19, di cui nessuno nel mese di Ottobre. Questo conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che non bisogna assolutamente abbassare la guardia sulle coperture vaccinali, che rappresentano tanta parte del sistema sanitario nazionale, e non solo nazionale.
Il calo di tensione sull’importanza delle vaccinazioni, con tutto quel che ne consegue, può portare facilmente al diffondersi di malattie anche gravi, come può essere ad esempio il morbillo. Ma in gioco ovviamente non c’è solo il morbillo, bensì tutta una serie di vaccinazioni che dovevano essere sentite come un obbligo da parte dei cittadini. Invece, con comportamenti a dir poco ambigui anche da parte del governo, c’è stata un’incertezza di fondo sull’effettività delle vaccinazioni stesse.
Per le quali sembrava fosse sufficiente un’autocertificazione, pur di consentire ai bambini di andare a scuola lo stesso. Ora, che il sistema delle autocertificazioni sia quantomeno lacunoso e fuorviante lo capiscono tutti; ma da noi in Italia, è stata la strada più sicura, e forse lo è ancora, per aggirare una legge che viene ritenuta scomoda. All’insegna del ben noto “fatta la legge, trovato l’inganno”. E possiamo star certi che molte di queste autocertificazioni non saranno veritiere.
La campagna dell’approssimazione, della superficialità e della irresponsabilità hanno avuto la prevalenza sul dato scientifico, sulle statistiche, sugli studi. Quando si dice che un certo vaccino porta addirittura all’autismo, non solo si fa disinformazione, ma ci si rende responsabili di affermazione gravi anche sul piano morale. Quando si dice che per immunizzare i nostri figli basta mandarli dalla zia e far loro prendere le malattie che devono prendere, non solo si fa disinformazione, ma si creano precedenti pericolosi, perché si sta parlando irresponsabilmente della salute non di un singolo, ma di una comunità.
La zia e il terrorismo psicologico sull’autismo lasciamoli stare, e consideriamo quello che ci dice la scienza su tutto questo; i ciarlatani e gli sciamani, e il loro epigoni della rete, non devono trovare spazio in una società avanzata. Si ritorna all’oscurantismo, al Medioevo. Se un bambino non vaccinato va lo stesso a scuola, non rischia solo il non vaccinato, ma un’intera comunità; e specialmente coloro che, più cagionevoli di salute, non hanno sufficienti difese immunitarie. Ciò è contrario alla Costituzione per almeno due motivi.
Il primo è che va tutelata in primis la salute pubblica, la salute di tutti. Non vaccinarsi, quando lo richiedono i dati scientifici e le statistiche, mette a rischio la salute pubblica. Il secondo è che la nostra Costituzione riserva una tutela particolare ai più deboli; in questo caso, ai più cagionevoli di salute. Il morbillo serva da esempio. Ma ci si deve vaccinare anche contro le altre malattie che potenzialmente, in base ai dati scientifici, possono degenerare in vere e proprie epidemie.