C’è chi ama alla follia le feste natalizie, lo spirito che si respira in ogni angolo della città, l’attesa dei riti religiosi ma anche di quelli più squisitamente consumistici, e chi proprio per gli stessi motivi desidera che questo periodo dell’anno passi in fretta, ma c’è una cosa che piace proprio a tutti, o quantomeno a chi la riceve: la tredicesima.
Per i 13,1 milioni di dipendenti del settore privato (extra agricolo), le tredicesime di fine anno saranno pari a 12,5 miliardi di euro netti (20,9 miliardi lordi), con un “importo medio di 956 euro”: a dirlo è l’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, che evidenzia un’ampia “forbice” fra addetti part-time (529 euro) e a tempo pieno (1.192).
La gratifica di fine anno si concentra prevalentemente nelle tasche dei lavoratori settentrionali: 3,7 miliardi di euro (il 37% del totale) saranno infatti a disposizione dei residenti nelle regioni del Nord-Ovest.
La regione che presenta il più alto numero di percettori della tredicesima mensilità è la Lombardia: le persone interessate sono 6,1 milioni.
La variazione degli stipendi a livello territoriale, nella nostra Penisola, e “la maggiore diffusione del part time nel Meridione” comportano che la tredicesima media percepita da un dipendente sardo, o da un siciliano (pari a 746 euro) sia inferiore di 210 euro rispetto alla media italiana (-28%), e di 331 euro al confronto con i lavoratori del Nord-Ovest (-44%).
Naturalmente anche la tredicesima è soggetta a tassazione: a fronte di circa 44 miliardi di euro di mensilità aggiuntiva che a dicembre saranno erogati a 33,9 milioni di persone tra pensionati, operai e impiegati, l’erario ne “prelevera’” 11 attraverso le ritenute Irpef e, alla fine, in tasca ai beneficiari ne rimarranno 33.