Il fenomeno dei “ragni su Marte”, noto anche come araneiformi, ha affascinato scienziati e appassionati di astronomia per anni. Queste strutture uniche appaiono come macchie scure sulla superficie marziana durante la primavera del pianeta e sono causate da un processo noto come sublimazione del ghiaccio di anidride carbonica (CO₂).

Come si formano questi “ragni”? Durante l’inverno marziano, il CO₂ atmosferico si congela e si deposita sulla superficie sotto forma di ghiaccio. Quando arriva la primavera e la luce solare riscalda il ghiaccio, il CO₂ intrappolato sublima, passando direttamente dallo stato solido a quello gassoso. Questo processo crea una pressione sotto la superficie che, una volta raggiunto un certo punto critico, provoca un’eruzione del gas attraverso il ghiaccio, spostando polvere e materiale scuro verso l’alto e formando strutture che ricordano le zampe di un ragno.
La regione nota come Città Inca su Marte è uno dei luoghi dove questo fenomeno è particolarmente visibile. Immagini dettagliate fornite da orbiter come il Mars Express dell’ESA e il Trace Gas Orbiter hanno mostrato queste formazioni in dettaglio impressionante, con formazioni ramificate che si estendono per centinaia di metri attraverso il paesaggio polare marziano.
Perché sono importanti queste scoperte? Capire la formazione dei “ragni marziani” aiuta gli scienziati a comprendere meglio la meteorologia e la geologia di Marte, oltre a fornire intuizioni sui cicli stagionali del pianeta e sui processi atmosferici e superficiali che potrebbero avere paralleli con fenomeni terrestri ma anche distinzioni chiave a causa delle condizioni uniche di Marte.
L’interesse per questi fenomeni va oltre la mera curiosità scientifica; forniscono anche dati cruciali per future missioni su Marte, specialmente quelle che potrebbero coinvolgere l’estrazione di risorse naturali come l’acqua, essenziale per lunghi soggiorni umani o persino per la colonizzazione permanente.
In sintesi, il fenomeno dei “ragni” su Marte non solo offre una finestra affascinante sulle dinamiche uniche del pianeta rosso, ma apre anche la strada a nuove domande e ricerche che potrebbero un giorno portare l’uomo a mettere piede su questo mondo alieno con una comprensione molto più ricca del suo ambiente.