“Reato prescritto” sono queste le parole della Corte di Cassazione che mettono la parola fine al processo Eternit.
Rabbia, sgomento e lacrime per i parenti delle vittime al pronunciamento della sentenza e all’annullamento della condanna per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny.
Alle sue spalle, con l’annullamento della condanna, non si chiuderanno le porte del carcere.
Nessun disastro doloso, nessun risarcimento per le vittime.
La Cassazione era stata chiamata a pronunciarsi su fatti che riguardavano avvenimenti del giugno 1976 e sulle migliaia di morti avvenute per il tumore provocato dall’inalazione di polveri d’amianto.
Un reato prescritto per i giudici di Cassazione già prima della sentenza di primo grado.
“Vergogna” è la parola che vanno ripetendo i familiari delle vittime.
Uno schiaffo in piena faccia per un’ingiustizia che fa dire ad alcuni “tutta italiana”
983 parti offese che non riceveranno giustizia per la morte dei loro cari.
Da Casale a Bagnoli a Rubiera si trovavano in questi quartieri gli stabilimenti dove i quasi mille operai si sono ammalati.