A sua detta, la scelta è stata presa per tutelare il suo partito e per rispetto agli elettori, nonostante la sua assoluta innocenza ed estraneità ai fatti, ma ancora i volta sono i social ad “incastrare” i furbetti, che forse non lo sono poi così tanto se non hanno ancora imparato a non discutere di questioni “delicate” in chat.
Nella giornata di ieri Giulia Sarti, portavoce 5S e presidente della Commissione Giustizia, ha annunciato la sua decisione: “Annuncio le mie dimissioni da presidente della Commissione Giustizia della Camera e, a tutela del M5S, mi autosospendo”.
La decisione arriva a poche ore dalla richiesta della Procura di Rimini di archiviare la querela presentata dalla stessa Sarti nei confronti dell’ex fidanzato Andrea Tibusche Bogdan per appropriazione indebita: Sarti non fu “derubata” da Bogdan, 32enne consulente informatico di origini romene.
La vicenda era emersa dopo che il nome di Sarti era spuntato nell’elenco delle ‘Iene’ di deputati M5s che da eletti non avevano restituito gli stipendi al fondo. Sette i bonifici partiti dal conto della Sarti, destinati a quello del Mef, che però risultavano annullati.
A far assolvere l’ex compagno sono le chat via Telegram, consegnate dallo stesso indagato ai magistrati di Rimini, a svelare che in realtà era proprio lei la responsabile degli «ammanchi».
Sarti lo ammette e in quelle stesse chat racconta di aver avvisato i vertici del Movimento e di aver ricevuto la richiesta dai responsabili della comunicazione, Ilaria Loquenzi e Rocco Casalino, di presentare una denuncia contro il ragazzo «per salvarmi la faccia».