Le lenti a contatto sono utilizzate da milioni di persone in tutto il mondo, dato che ne esistono varianti e versioni differenti, potenzialmente adatte proprio a tutti.
Esistono lenti semestrali, mensili e quindicinali, ma sono le giornaliere probabilmente quelle più diffuse: si indossano al mattino e alla sera si buttano via, spesso nello scarico del lavandino o del bagno, senza prestarci alcuna attenzione.
Un gesto automatico, che però contribuisce ad inquinare irrimediabilmente il nostro ecosistema.
Questa pratica piuttosto comune ha infatti effetti molto negativi sull’ambiente, in particolare sui mari: lo afferma uno studio presentato al meeting della American Chemical Society, secondo cui questi oggetti possono degradarsi in microplastiche.
Lo studio ha preso spunto da una riflessione personale del coautore Rolf Halden, direttore del Center for Environmental Health Engineering presso l’Arizona State University.
“Ho indossato occhiali e lenti a contatto per la maggior parte della mia vita adulta”, racconta Halden, “E ho iniziato a chiedermi se qualcuno avesse fatto delle ricerche su quel che succede a queste lenti in plastica”.
E così si è scoperto che fino al 20% degli utilizzatori di lenti a contatto le getta nel water quando non servono più. “E’ un numero piuttosto alto, considerando che circa 45 milioni di persone solo negli Usa le indossano – spiega Halden -. Una volta gettate, le lenti finiscono negli impianti di trattamento, e si stima che abbiano questo destino dieci tonnellate di lenti di plastica ogni anno. Le lenti tendono ad essere più dense dell’acqua, quindi affondano e possono essere una minaccia alla vita acquatica”.
Il dato più preoccupante riguarda però gli effetti del trattamento. Se le plastiche comuni, infatti, sono composte perlopiù da polipropilene, quelle delle lenti a contatto hanno una combinazione di composti specifici per garantirne la morbidezza e il passaggio dell’ossigeno. Fra essi vi sono siliconi, fluoropolimeri e metilmetacrilato.
Sottoponendo queste sostanze all’azione dei microorganismi anaerobici e aerobici utilizzati normalmente negli impianti di depurazione delle acque reflue, i ricercatori hanno dimostrato l’indebolimento dei polimeri plastici fino alla rottura delle lenti a contatto, un processo che libera piccoli frammenti in grado di dar vita alle pericolose microplastiche.
La conseguenza è che i frammenti entrano nella catena alimentare, con effetti imprevedibili per i pesci e rischi possibili anche per la salute umana.
Attualmente, i produttori non forniscono ai consumatori alcuna informazione sul modo più ecologico per smaltire le lenti a contatto dopo l’uso.
Erroneamente esse finiscono nel WC o nel lavandino ma non è corretto. Dopo l’uso, le lenti vanno gettate nel secco, come rifiuti indifferenziati.
Ricordiamo inoltre che, anche se rispetto al passato sono molto più comode e sicure, anche nell’indossarle bisogna comunque usare molta cautela e fare molta attenzione all’igiene, per evitare fastidiose irritazioni.
I portatori di lenti a contatto sono i soggetti maggiormente esposti a molte infezioni, dato che è molto facile veicolarle nell’occhio maneggiando in modo scorretto questi dispositivi.
Non è indicato, inoltre, tenere le lenti a contatto sugli occhi quando si nuota o si fa la doccia e si deve assolutamente evitare di dormire senza averle levate. È necessario, inoltre, tenere le lenti sugli occhi non oltre le sei/otto ore consecutive per consentire alla cornea di riossigenarsi e scongiurare il rischio di ipossia.
Infine, chi fa uso frequente di lenti a contatto deve sottoporsi a visite oculistiche regolari per verificare la salute degli occhi, oltre che per monitorare l’andamento di miopie o altri difetti della vista. In presenza di fastidi anche improvvisi è fondamentale consultare l’oculista in modo tempestivo, evitando il fai da te e intraprendendo una terapia adeguata se suggerita dal medico.