Il gassificatore di Malagrotta, discarica vicino Roma, ha visto la condanna da parte del giudice monocratico del Tribunale di Roma, di due imputati. Un anno di reclusione per Manlio Cerroni e otto mesi per Francesco Rando, suo collaboratore.
L’accusa per entrambi è di falso in atto pubblico. Il pm Alberto Galanti aveva chiesto un anno di reclusione per entrambi. Per il capo d’imputazione di falso sulla capienza del gassificatore in Malagrotta gli imputati sono stati assolti.
L’avvocato ha costruito la sua carriera intorno allo smaltimento dei rifiuti. Gli indagati avrebbero mentito sui dati del gassificatore per non incappare nella legge Seveso sui rischi industriali.
Il pubblico ministero Alberto Galanti ha detto che: “il gestore della discarica ha dichiarato il falso sui dati relativi all’ossigeno contenuto nel serbatoio di riserva del gassificatore, esponendo ad un pericolo astratto la popolazione” aggiungendo che “lo ha fatto, ad avviso dell’autorità giudiziaria, per un motivo preciso: quello di non rispettare la legge cosiddetta Seveso, la 334 del decreto legislativo del 1999”.
Il magistrato aveva così richiesto per entrambi gli imputati la condanna ad un anno di carcere. Questo è solo il primo processo che coinvolge Cerroni e Rando.
Il prossimo 5 giugno inizierà il secondo processo con rito immediato, dopo l’inchiesta sul sistema Malagrotta.
Ci saranno il proprietario di Malagrotta, Bruno Landi, ex presidente della Regione Lazio, Francesco Rando, amministratore unico di molte imprese collegate a Cerroni, Piero Giovi, manager e fidato collaboratore, Giuseppe Sicignano, supervisore delle attività operative presso gli impianti di Cecchina, Luca Fegatelli e Raniero De Filippis, due dirigenti della regione Lazio.
L’accusa per tutti è di associazione per delinquere finalizzata al traffico dei rifiuti.
Inoltre per alcuni di loro sono contestati i reati di truffa in pubbliche forniture e violazione di norme contro la pubblica amministrazione.