La vicenda è nota: nella conferenza stampa in cui ha annunciato la proroga del lockdown, il Premier Giuseppe Conte ha accusato pubblicamente Salvini e Giorgia Meloni sulla questione del Mes, che loro “volevano attribuire al governo nostrano e che invece è stato firmato nel lontano 2012”, quando proprio i due esponenti di destra erano al governo.
Il leader della Lega, dinanzi all’accusa palese, è andato su tutte le furie e non solo ha replicato in interviste e video social, ma ha scomodato immediatamente anche il Viminale.

“La chiamo anche a nome degli altri colleghi leader dei partiti di centrodestra: quel che ha fatto il premier ieri sera non è degno di un paese democratico, presidente, siamo molto risentiti e riteniamo gravissimo quanto accaduto“, è stato l’esordio del colloquio telefonico tenutosi tra Salvini e il presidente Sergio Mattarella.
L’accusa è sul contenuto del discorso di Conte, ma anche sulle modalità, una conferenza stampa a suo dire pianificata per andare in diretta sulle principali reti nazionali nell’ora dei tg di punta della sera, col massimo audience. “Una roba da stato totalitario“, è la conclusione del leghista.
Dallo staff del Capo dello Stato però non filtra nulla. “Non commentiamo telefonate private”, la chiosa.