Molte volte a condannare letteralmente a morte donne e bambini vittime di violenze è l’omertà: nessuno trova il coraggio di denunciare, di far luce su soprusi che si consumano nel silenzio più assordante.
Ma quando qualcuno lo fa, non bisogna dare certo il brutto esempio che ci racconta una deprecabile storia che viene da Pavia.
Una maestra si è accorta che una sua alunna aveva dei lividi sulle gambe, oltre a manifestare comportamenti sospetti come frequenti pianti in classe. Così la maestra, che insegna in una scuola elementare, prima ha segnalato il caso alla dirigente dell’istituto e poi ha deciso autonomamente di rivolgersi alle forze dell’ordine.
Un gesto encomiabile e coraggioso, ma che ha provocato un a reazione inaspettata: la preside ha sospeso per un giorno (non retribuito) la maestra, per aver violato il segreto d’ufficio e aver arrecato un danno d’immagine alla scuola.
“La bambina era in pericolo e ho deciso di agire secondo coscienza”, ha precisato l’insegnante. Che ha trovato il sostegno dei sindacati: “Con questi provvedimenti si alimenta l’omertà, inducendo i colleghi dell’insegnante sospesa a non seguire questo esempio e a tacere nel caso in cui vengano a conoscenza di episodi gravi”.
Per fortuna è intervenuto il tribunale di Pavia, che ha revocato la sospensione e invitato la nuova dirigente scolastica, che nel frattempo ha preso il posto di quella che aveva adottato il provvedimento, a restituire alla donna la mancata retribuzione.
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