A Brunico, in Val Pusteria, niente asilo per un bimbo, mancano le vaccinazioni.
La Val Pusteria è una delle più belle d’Italia, un gioiello di bellezza, di convivenza civile, di produttività. Eppure un brutto episodio rischia di sporcare questa nomea, di creare una ferita di una certa profondità nel cuore del Sud Tirolo, terra di lavoratori e di fantastiche escursioni.
Parliamo di vaccini, e dell’obbligo di far vaccinare i propri figli. Obbligo che, è bene non scordarlo mai, è tale, e quindi riguarda tutti indistintamente. Non si tratta di un fatto discrezionale, ma di una cosa che deve essere fatta, perché la decisione di una persona non può incidere in maniera negativa, condizionare un’intera comunità.
Il punto sta proprio qua: o abbiamo fiducia nella scienza, nelle statistiche, nel sistema di protezione sanitaria nel suo complesso, oppure rischiamo di regredire nel Medioevo, nell’oscurantismo, nel pregiudizio. La scienza, gli studi e le relative statistiche, ci dicono che i bambini devono essere vaccinati per evitare la diffusione di certe malattie. E le malattie che si devono evitare non sono messe lì a caso, sono il frutto di studi: se c’è una certa probabilità che, in determinati contesti, si possano verificare diffusioni incontrollate di queste malattie, l’arma della prevenzione è straordinariamente efficace, ed è anche intelligente.
Di contro, ci sono coloro che, pur di far prevalere tesi che non hanno nulla di razionale e scientifico, decidono invece di far da sé, magari perché ritengono il proprio figlio sano è bello, incapace di contrarre morbi e malattie varie. Questo naturalmente è falso e fuorviante, ma denota anche comportamenti antisociali. Vale a dire non valutare correttamente che il proprio singolo, privato comportamento sbagliato, può nuocere gravemente non solo a un bimbo, ma a un’intera comunità, alla salute pubblica in definitiva.
E a fronte di tutto ciò, certamente non giovano le prese di posizione dello Stato di questi mesi, che navigano fra superficialità, incertezza, retromarce. Come nel caso delle autocertificazioni, una maniera poco corretta di superare il problema. Si sa perfettamente che non tutti (diciamo così) pur di mandare a scuola i loro figli, rilasceranno delle dichiarazioni corrette sulle vaccinazioni effettuate. Eppure si è deciso che si debba andare avanti con le vaccinazioni.
Risultato? Sono scattati già i primi controlli in varie parti del Paese, sia a Nord sia a Sud, e sta uscendo fuori proprio quello che si ipotizzava, vale a dire si cominciano a scoprire le false dichiarazioni sulle vaccinazioni effettuate. È di ieri la notizia del Governatore della Campania De Luca che puntava l’indice su una ventina di false dichiarazioni appena scoperte dalla Forza Pubblica. E siamo all’inizio.
Ma in Val Pusteria? Che succede nella valle dei sogni? Un posto così bello da essere quasi onirico? Succede che alcune persone non hanno vaccinato i propri figli in quel di Brunico. Nell’asilo del paese un bimbo di tre anni malato di leucemia non ci potrà andare. Alcuni compagni non sono vaccinati. Brutta, bruttissima storia. Fortunatamente il bambino non sta male, perché curato molto bene sin dalla nascita, tuttavia il suo sistema immunitario è molto debole.
I genitori sono fortemente preoccupati, e non hanno potuto far altro che revocare l’iscrizione del bimbo all’asilo, dopo aver consultato i medici, e in particolare un’oncologa dell’ospedale di Brunico. Il padre del bimbo, che ha voluto mantenere l’anonimato, riferisce al settimanale Zett: “Non vogliamo accusare nessuno, ma i genitori che non fanno vaccinare i propri bambini, dovrebbero sapere che il loro comportamento impedisce a nostro figlio, che ha già sofferto tanto nella vita, certe esperienze nel suo sviluppo”.
Già. Il padre di questo bimbo ha voluto comunque sia dimostrare dignità e compostezza nella dichiarazione, ma il fatto è grave. La Val Pusteria, il magnifico Comune di Brunico col suo meraviglioso Corso e le vedute di incomparabile bellezza sulle Dolomiti, non meritano tutto questo. Che il tutto sia riportato in tempi brevi ai livelli di civiltà e di socialità che riconosciamo a queste popolazioni valligiane. Nonostante questa brutta, brutta storia.

Giornalista digitale appassionata di innovazione, scienza e cultura streaming. Laureata in comunicazione scientifica, scrive articoli chiari e approfonditi su tecnologie emergenti, servizi digitali e curiosità dal mondo della ricerca. Con uno stile diretto e accessibile, cerco di rendere comprensibili anche i temi più complessi, unendo precisione giornalistica e passione per il futuro. Su questo sito esplora ogni giorno il punto d’incontro tra scienza, tecnologia e intrattenimento.