Abbiamo avuto modo di parlare spesso dei super batteri, e dei rischi che si corre ad abusare degli antibiotici: un’assunzione prolungata porta infatti ad una resistenza del corpo ai farmaci, lasciando via libera a virus sempre più potenti e difficili da battere.
Ma bisogna anche stare bene attenti ad assumere più farmaci assieme: se infatti ogni farmaco specifico serve a curare una determinata patologia o un determinato aspetto di una stessa patologia, un’assunzione combinata non correttamente può alla lunga comportare più danni che benefici.
Con politerapia si intende proprio l’associazione tra più agenti terapeutici (p.es. farmaci) per il trattamento di una patologia.
La politerapia è una condizione diffusa e in continuo aumento: un’indagine condotta dai componenti del Geriatrics Working Group dell’AIFA, ad esempio, ha trovato che l’11% della popolazione anziana (più di 1,3 milioni di persone) assume più di 10 farmaci al giorno. In particolare, il gruppo di età tra i 75 e gli 84 anni è esposto al più alto carico farmacologico, con il 55% dei soggetti trattati con 5-9 farmaci e il 14% con 10 o più farmaci.
Anche in Italia, l’11% degli over-65 prende 10 o più farmaci, circa il 50% ne assume tra 5 e 9 (farmaci diversi e/o somministrazioni ripetute dello stesso durante lo stesso giorno).
Politerapie, attenzione ad assumere tanti farmaci insieme
La complessità di una politerapia, specie nell’anziano, poi, porta spesso a problemi di compliance, di confusione tra le varie medicine, di reazioni avverse, che sono più frequenti nel primo periodo di assunzione di un farmaco.
Se infatti è vero che la politerapia sfrutta il sinergismo tra agenti terapeutici, come ad esempio l’associazione di un antibiotico appartenente alla classe delle penicilline che inibisce la formazione della parete batterica con un fluorochinolone che inibisce la sintesi del DNA batterico, allo stesso tempo vi è una maggiore difficoltà nell’individuazione dell’effetto terapeutico desiderato e di eventuali reazioni indesiderate del singolo farmaco durante una terapia con più farmaci i cui effetti desiderati e indesiderati possono sommarsi e confondersi.
Inoltre, un farmaco usato per trattare una malattia o un sintomo potrebbe avere un effetto negativo su un’altra malattia o sintomo (interazione farmaco-malattia). Per esempio i FANS usati comunemente come antidolorifici possono aumentare la pressione arteriosa e peggiorare la funzionalità renale, pertanto non dovrebbero essere usati nelle persone ipertese o con problemi renali.
Per cercare di tenere sotto controllo tutto, ed evitare il più possibile controindicazioni, è stata stilata una guida alla corretta gestione dei farmaci per chi ne assume tanti e diversi tutti i giorni, firmata da Graziano Onder, Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, e Alessandra Marengoni, Università di Brescia, e pubblicata sulla rivista JAMA.
Farsi uno schema preciso di tutti i farmaci che si assumono, inclusi integratori e prodotti erboristici, coinvolgere un familiare nella gestione delle proprie terapie, specie se si hanno difficoltà di memoria; aiutarsi con i dispenser giornalieri e settimanali di farmaci per non fare errori: queste le principali regole da non dimenticare mai.
In ogni caso, poi, bisogna sempre mettere il proprio medico al corrente di tutta la terapia assunta e discutere con lui dei possibili effetti collaterali; rivedere periodicamente con lui lo schema terapeutico, cercando di semplificarlo, eliminando prescrizioni ridondanti o cambiando i propri stili di vita (dieta, attività fisica, divieto di fumo), in modo da rendere superflua l’assunzione di una certa medicina.