Da anni ormai c’è una grossa diatriba sugli integratori che sono definiti dalla normativa di settore come “prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”.
Il loro scopo è quello di migliorare lo stato di salute e a favorire il regolare funzionamento dell’organismo, ma in tanti li assumono credendo che possano rappresentare anche una cura per differenti patologie.
È così?
Non proprio, o almeno non per gli esperti del Ministero della Salute, secondo cui gli integratori alimentari “non hanno una finalità di cura, prerogativa esclusiva dei farmaci, perché sono ideati e proposti per favorire nell’organismo il regolare svolgimento di specifiche funzioni o la normalità di specifici parametri funzionali o per ridurre i fattori di rischio di malattia”.
Il Ministero ha anche pubblicato un vademecum per l’uso corretto degli integratori alimentari, per aiutare i consumatori a orientarsi in questo vasto mercato in costante crescita.
Nel comunicato del Ministero della Salute viene quindi sottolineato che l’assunzione degli integratori alimentari deve sempre avvenire in modo “consapevole e informato”, e che naturalmente il loro scopo non è compensare comportamenti scorretti.