Matteo Salvini, inutile negarlo, deve la stragrande maggioranza dei voti del suo elettorato alla sua politica anti-migranti, che caparbiamente sta portando avanti anche nel corso del suo governo.
Per tanti la sua politica è la causa della crescente intolleranza e odio razziale che sembra siano in aumento nel nostro paese, ma è indubbio che i risultati, almeno in termini di sbarchi, si vedono eccome.
Dal primo gennaio 2019 al 15 marzo sono 335 i migranti sbarcati in Italia mentre nel 2018, nello stesso periodo di riferimento, erano 5.945: i dati segnano un crollo del 94,37%.
Allo stesso tempo, i rimpatri dall’inizio dell’anno fino al 13 marzo sono stati 1.354, di cui 1.248 forzati e 106 volontari assistiti: le espulsioni sono quadruplicate rispetto agli arrivi.
A corollario anche la questione della sicurezza degli stessi migranti: calati drasticamente “i viaggi della speranza”, anche le vittime in mare sono state quasi azzerate, con un solo cadavere recuperato in mare in questi primi mesi dell’anno.
E a chi prova a contestarlo proprio per la sua politica di rimpatri, il ministro dell’Interno non le manda certo a dire.
“Chiedo di andare a controllare i nomi di quella trentina di militanti di sinistra”, ha detto ad esempio durante un comizio a Potenza, dopo che qualcuno gli aveva urlato contro. “Sicuramente saranno disposti ad accogliere i migranti a casa loro… – ha continuato – non limito la generosità di nessuno. Cari compagni, pagate voi, non gli altri”.